Reddito di cittadinanza, Conte preme per rivedere la misura: presto una banca dati nazionale
Il premier Giuseppe Conte si muove per trasformare in reddito di cittadinanza in un successo dopo il flop dei primi 18 mesi.
A 18 mesi dall’entrata in vigore del reddito di cittadinanza, approvato in fretta e furia dal governo giallo-verde nonostante fosse evidente fin dal principio che un po’ di tempo in più per definire i dettagli avrebbe giovato con poco al risultato della misura, il bilancio non è dei migliori e il premier Giuseppe Conte è pronto a velocizzare i processi di modifica delle clamorose mancanze e correggere il tiro là dove necessario.
Il flop più eclatante del reddito di cittadinanza è legato al suo scopo primario: trovare un’occupazione ai cittadini in difficoltà.
Reddito di cittadinanza: i dati dell’ANPAL
Gli ultimi dati ufficiali dell’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive (ANPAL) risalgono allo scorso 1° settembre. Su un totale di 1.048.610 percettori del reddito di cittadinanza ritenuti idonei al lavoro – il totale dei precettori è più del doppio, 2,2 milioni di persone – solo 196.046 hanno trovato un’occupazione, ma non si hanno dati aggiornati sul numero di persone che, a distanza di qualche mese, sta continuando a lavorare.
Circa 775 mila percettori, sempre secondo l’ANPAL, sono stati convocati e colloquiati dai navigator e sono in attesa di notizie per l’impiego. La pandemia di COVID-19 non ha sicuramente aiutato e continua a non farlo, ma dopo 18 mesi i numeri sono ben lontani dal definire la misura un successo.
L’obiettivo del reddito di cittadinanza era – ed è tutt’ora – quello di dare assistenza ai cittadini in difficoltà in attesa di trovare loro un impiego. E sulla base dei dati di ANPAL, elogiati in modo clamoroso dal Movimento 5 Stelle, emerge che più dell’80% dei percettori non ha fatto altro che percepire il sussidio da 18 mesi a questa parte senza alcun obbligo o scadenza per la ricerca di un impiego.
I dati di ANPAL, così come quelli diffusi dal Ministero del Lavoro, non sono in grado di fornirci una panoramica chiara. Chi è riuscito a trovare un impiego lo ha fatto grazie ai tanto sbandierati navigator o si è rivolto ai centri per l’impiego che, nonostante le promesse e rassicurazioni, non sono stati riformati? O quell’impiego lo ha trovato in modo autonomo? Al momento non ci è dato saperlo e questo, per valutare l’operato dei navigator o dei centri per l’impiego, dovrebbe essere chiaro e trasparente.
Reddito di cittadinanza: il progetto di Conte
Il premier Giuseppe Conte, lo riferisce oggi il Corriere Della Sera, avrebbe già incontrato tre volte tre delle figure chiave per rimettere in modo la macchina del reddito di cittadinanza, azzoppata fin dall’inizio: la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, la Ministra dell’Innovazione Paola Pisano e il presidente di ANPAL Mimmo Parisi per cercare di recuperare il tempo perso.
L’obiettivo è quello di progettare e mettere in piedi entro i prossimi 6 mesi una struttura informatica capace di collegare i sistemi regionali di ANPAL e da lì dare vita ad un’applicazione, più volte anticipata da Parisi, che permetta di incrociare le domande e le offerte di lavoro e velocizzare così l’ingresso nel mondo del lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza.
Questo renderà possibile un altro aspetto chiave del reddito di cittadinanza: l’esclusione rapida di chi rifiuta la terza offerta di lavoro, quella che potrebbe richiedere il trasferimento del richiedente in altra località. Il testo, infatti, prevedeva tre diverse offerte di lavoro per i richiedenti: la prima con un luogo di lavoro entro 100 chilometri dal domicilio del beneficiario o che sia raggiungibile entro 100 minuti coi mezzi pubblici. La seconda offerta punta ad ampliare quel raggio a 250 chilometri e la terza deve invece prendere in considerazione l’intero territorio italiano.
A conti fatti questo meccanismo non è mai stato sottoposto a rigidi controlli proprio perchè manca una delle parti chiave, la piattaforma nazionale che permette di incrociare le domande con le offerte e tenere traccia in modo chiaro del numero di offerte ricevute dai singoli beneficiari e quello delle offerte rifiutate. Questo vuoto, almeno stando alle discussioni in atto, dovrebbe esser colmato entro i prossimi 6 mesi.
E i lavori di pubblica utilità?
Lo scorso 8 gennaio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero del Lavoro che definiva le forme, le caratteristiche e le modalità di attuazione dei Progetti utili alla collettività (PUC), che tra le altre cose prevedeva anche l’impiego – a titolo gratuito – dei beneficiari del reddito di cittadinanza.
Il testo recita:
il beneficiario del Rdc è tenuto ad offrire, nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione a progetti, utili alla collettività, da svolgere presso il medesimo comune di residenza. La mancata adesione ai PUC da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la decadenza dal Rdc.
È stato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ad annunciare nei giorni scorsi che soltanto 400 comuni su 8mila hanno approvato dei regolamenti per l’impiego dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza in lavori utili alla collettività. Anche in questo caso, senza obblighi chiari e direttive da rispettare, la scelta dei comuni è stata lasciata su base volontaria e l’adesione, in parte anche perché da lì a poco sarebbe esplosa l’emergenza sanitaria, è stata scarsissima.
Di Maio ha sollecitato i comuni ad approvare i regolamenti per il reclutamento dei beneficiari del reddito di cittadinanza e non è escluso che tra le modifiche in arrivo ci sia un meccanismo obbligatorio anche in questo senso.