Sala e De Magistris scrivono a Speranza: “No al lockdown, lo dicono i dati”

I sindaci di Milano e Napoli non sono d’accordo con il consulente del ministro Speranza che auspica lockdown locali: su quali dati si basa la richiesta?

28 Ottobre 2020 13:42

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, e Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli, non sono favorevoli al lockdown paventato dal consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi. “Prepotentemente è tornato il tema del lockdown – le parole di Sala in un video pubblicato sulla propria pagina Facebook – ma per quello che osservo ad oggi ritengo che sia una scelta sbagliata. Dirlo è nelle mie responsabilità e io ragiono con testa e cuore”. Al momento, nonostante la nuova ondata del virus si stia facendo sentire in maniera importante, i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive non sono assolutamente al livello di marzo in Lombardia. Siamo nell’ordine di 1/5 dei casi della prima fase, anche se l’aumento quotidiano dei casi è importante.

“Oggi – dichiara ancora Sala – noi abbiamo meno di 300 persone in terapia intensiva, ne abbiamo avute 1.700. Sono in crescita, ma stiamo già facendo i sacrifici e vediamo cosa succederà”. “Non credo sia giusto fare il lockdown – insiste il sindaco – e lo dico sapendo che ci sono due partiti tra i cittadini. C’è chi dice ‘chiudere tutto’ e chi dice ‘non si può’, ma noi siamo qui per prenderci delle responsabilità”.

Sala: “Ministero ha dati che noi non abbiamo?”

Prima di chiudere il suo intervento social, Sala ha poi annunciato di aver scritto, insieme a De Magistri, al al ministro della Salute Roberto Speranza. “Stamattina ci siamo sentiti con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris perché ieri il professor Walter Ricciardi ha evocato un lockdown per Milano e Napoli. Abbiamo scritto al ministro Speranza per sapere se è un’opinione del suo consulente – si chiede il primo cittadino meneghino – o del ministero e nel caso fosse un’opinione del ministero se è basata su dati e fatti che ministero ha e noi no”.

Insomma, Sala fa eco sostanzialmente a quanto chiesto nei giorni scorsi da Matteo Renzi che, in seguito alle chiusure di ristoranti, bar, cinema e teatri ha chiesto che il governo renda pubblici i dati sui contagi in quei settori, in modo che sia chiaro perché, ad esempio, si possa pranzare fuori ma non cenare. La risposta, però, è arrivata indirettamente dal ministro Franceschini, che ha sottolineato come le chiusure siano state definite per alleggerire i mezzi pubblici e ridurre gli spostamenti.

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