Renzi: “Basta DPCM continui, se ne faccia uno serio. Conte non faccia il populista”

In una intervista rilasciata a Repubblica, Matteo Renzi punzecchia ancora una volta il Premier Giuseppe Conte e chiede di fare come in Francia.

29 Ottobre 2020 10:08

Negli ultimi giorni Matteo Renzi, che è al governo con due ministre del suo partito, Italia Viva, sta punzecchiando di continuo il Premier Giuseppe Conte e la maggioranza PD-M5S. Oggi ha rilasciato un’intervista a Repubblica ed è tornato a criticare l’operato dell’esecutivo di cui, di fatto, egli stesso fa parte. Renzi nell’intervista ha detto:

Servono decisioni basate su valutazioni scientifiche e non su emozioni irrazionali. Dovremo convivere con il virus ancora per qualche mese: proprio per questo occorre organizzarsi in modo lucido, non con scelte improvvisate.

E poi ha attaccato direttamente l’ultimo DPCM, quello del 25 ottobre:

Il decreto è tecnicamente sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma su ansie di alcuni ministri preoccupati. È un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati. Fomenta le tensioni sociali di un Paese diviso tra garantiti e non, crea un doppio binario sui ristori economicamente insostenibile nel medio periodo. L’utilità del DPCM dal punto di vista sanitario è tutta da dimostrare, mentre è certo sia dannoso a livello economico e sociale. E inoltre tradisce una visione ottocentesca della cultura vista come mero divertimento di cui si può fare a meno e non come pilastro – anche economico – della nostra identità: preoccuparsi dei cinema e dei teatri senza aver fatto funzionare trasporti e tamponi è umiliante.

Sulla possibilità di un nuovo lockdown Renzi ha detto:

Auspico che non si arrivi al lockdown, ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron ieri sera che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela. Facciamo un piano serio, anche duro se serve, ma un piano strategico da qui a sei mesi. Non decreti a getto continuo che scadono dopo sei giorni.

Renzi parla anche della scuola:

La ripartenza della scuola da noi è fallita perché abbiamo pensato ai banchi a rotelle e a non ad avere un punto medico in ogni istituto. Perché abbiamo esasperato i professori con regole burocratiche, ma non abbiamo fatto funzionare i trasporti. Qui fanno tutti dirette Facebook – anche qualche Presidente di Regione – ma poi i posti in terapia intensiva non sono cresciuti quanto necessario. E ci sono meno medici, per colpa anche di quota 100. La gravità della pandemia impone serietà nelle risposte. Possiamo farcela e ce la faremo. Ma solo parlando il linguaggio della verità, non degli slogan.

A Renzi è stato poi fatto notare che Conte lo ha accusato di fare “giochini politici”, ma il leader di Italia Viva ha risposto:

Questo modo sbrigativo di rispondere alle critiche mi sembra più adatto a un populista che a un Premier. Che vuol dire giochini politici? Vorrei ricordare che senza i miei giochini politici di un anno fa oggi Conte farebbe il professore all’Università di Firenze e in queste ore si occuperebbe di come funziona la didattica online da Novoli, non di DPCM. Io faccio politica, non giochini. E suggerisco al Premier di farsi aiutare dalla sua maggioranza anziché considerarsi depositario della verità. Vogliamo dare una mano, ma fare politica per noi è una parolaccia, non siamo populisti noi.

E su Nicola Zingaretti, che chiede coesione e si rivolge anche all’opposizione, Renzi ha detto:

Credo che voglia dividere Forza Italia da Salvini e Meloni. Il disegno è comprensibile, ma non penso che Berlusconi lascerà la destra, me che mai prima delle elezioni amministrative di Milano e Roma. Sono scettico, ma se son rose fioriranno. Zingaretti pone invece un tema giusto quando parla del Mes: avessimo chiesto il Mes quattro mesi fa avremmo oggi meno persone in coda per un tampone e più controlli nelle scuole e nelle Rsa. Continuare a dire no al Mes è masochismo, non ideologia.

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