De Luca, attacchi a tutto campo: da Saviano “camorrologo” a Spadafora e Di Maio (che replica: “Sceneggiate”). I video
Il Presidente della Campania Vincenzo De Luca attacca Roberto Saviano, Vincenzo Spadafora e Luigi Di Maio. I video delle dichiarazioni.
Questa mattina, attraverso le pagine de La Stampa, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva detto:
I dati in Campania mi preoccupano. È la mia terra. E una regione non si governa con le battute, non si governa fingendosi sceriffi. Ma si governa decidendo, assumendosene le responsabilità. È quello che il governo sta facendo e interverrà nelle prossime ore perché la situazione è drammatica.
E infatti, puntuale, è arrivata l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha dichiarato la Campania (con la Toscana) zona rossa. Il Presidente della Regione Vincenzo De Luca non l’ha presa benissimo. Quello che voleva lui, già da ottobre, era il lockdown nazionale, una responsabilità totale da parte del governo, senza distinzioni tra una regione e l’altra.
Oggi, prima che l’ordinanza venisse annunciata, ma quando evidentemente De Luca già conosceva il destino della sua Regione, il governatore ha fatto una lunga diretta Facebook in cui ha attaccato senza peli sulla lingua diversi suoi “nemici” e tra questi anche Luigi Di Maio.
Sulla divisione in zone, De Luca ha detto:
La divisione in zone mi sembra una grande idiozia. I dati della Campania, dicono, non possono essere veri. E comincia una campagna di sciacallaggio inimmaginabile. La regione non c’entra con questa scelta, con cui il governo si è nascosto dietro i numeri per non prendersi la responsabilità di chiudere.
E ha spiegato:
Da soli abbiamo adottato una linea del rigore, a ottobre abbiamo chiesto di chiudere tutto. Questa misura avrebbe permesso di bloccare il contagio e di arrivare tranquilli a Natale. Quando noi parlavamo di rigore, gli altri si sono mossi contro le ordinanze della Campania. Ora sono tutti rigoristi: una vergogna assoluta, tipica dell’Italia di oggi. L’ultima settimana è stata particolarmente significativa nello sciacallaggio contro la Campania. Non c’è un giorno senza un attacco mediatico strumentale.
“Di Maio ancora parla?”. La replica: “Le sceneggiate di De Luca le pagano i campani”
Contro Di Maio, De Luca ci è andato abbastanza pesante e lo ha definito uno di quelli “sciacalli” che attaccano la sanità campana. Ha sottolineato come il ministro egli Esteri, durante la campagna elettorale, abbia contestato alla Campania il “delitto” di realizzare la terapie intensive, l’ospedale modulare, sprecando il denaro pubblico.
De Luca su Di Maio ha detto:
Questo è un esponente del governo che avrebbe dovuto impegnarsi per far arrivare il personale che manca. Questo era uno che avrebbe voluto ottenere il commissariamento della Campania. Provate a immaginare in queste condizioni se avessimo avuto il commissario, avremmo fatto una fine peggio della Calabria, dove stanno facendo cose da pazzi i commissari di governo. E parli? E parli? Mi voglio fermare perché il solo nome di questo soggetto mi procura reazioni d’istinto che vorrei controllare, almeno per le prossime ore.
Poi ha attaccato anche il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ed è tornato a parlare di Di Maio:
Ho avuto modo di dire a qualche esponente del PD che se bisogna stare al governo con questi personaggi, per quello che mi riguarda, sarebbe meglio mandare a casa questo governo. Perché non è tollerabile nessun rapporto di collaborazione quando vi sono nel governo ministro alla Spadafora, che ha raccontato bestialità non più di una settimana fa o questo signore di cui ho fatto il nome. Ricordatevi che questo personaggio l’ho sfidato a un dibattito pubblico, dove, come e quando vuole da anni. Rinnovo il mio invito, purché in diretta televisiva. Spero che non faccia il coniglio come ha fatto nei tre-quattro anni precedenti.
Il “soggetto” di cui ha fatto il nome è, appunto, di nuovo Di Maio, che dunque si becca anche l’appellativo di “coniglio” e il rinnovo dell’invito a un confronto tv.
La replica di Di Maio non si è fatta attendere e in una nota ha scritto:
Sembra che ieri in conferenza Stato-Regioni il Presidente De Luca abbia improvvisato una sceneggiata napoletana rifiutando ogni tipo di aiuto del governo, dai militari al supporto di medici e ospedali fino alla protezione civile. Sembra che per lui in Campania vada tutto bene e che non ci sia bisogno di aiuti. In Campania c’è chi muore da solo accasciato nei bagni degli ospedali o chi viene persino curato in auto. Non so se il presidente De Luca stia nascondendo qualcosa, ma di certo non serviva attendere i dati per dichiarare la massima allerta in Campania viste le scene di questi giorni nei pronto soccorso. Il problema è che a pagare i suoi errori non è lui, ma sono i campani, tra l’altro è la mia terra, la mia gente. Questo il governo non può permetterlo.
“Saviano camorrologo milionario vestito da carrettiere”
Un altro bersaglio di De Luca è lo scrittore Roberto Saviano, definito un “camorrologo di professione ormai milionario, che però continua, non solo a vestirsi come un carrettiere perché fa tendenza, ma anche a parlare di cose di cui non capisce niente”. E anche con lui vorrebbe confrontarsi faccia a faccia:
Anche a questo signore rinnovo l’invito, dove e quando vuole, a fare un dibattito sulla sanità campana.
De Magistris e i mancati controlli a Napoli
Uno degli attacchi di De Luca è andato al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, con cui è in corso una lunga lotta a suon di battute e affronti già da molte settimane:
Le immagini degli assembramenti sul lungomare hanno determinato una svolta nell’opinione pubblica nazionale. Era un assembramento vietato dalla legge e gli assembramenti vanno contrastati dalle forze dell’ordine e dalle polizie municipali. Non c’era nessuno a controllare. Quelle immagini hanno determinato una svolta: sono cose vergognose e motivano non una zona rossa, ma una zona strarossa. Sapete chi avrebbe dovuto decidere, ma era in giro per televisioni a farsi pubblicità.
La linea del rigore della Campania “copiata” dal governo
De Luca ha poi ricordato che la Campania è stata la prima a rendere obbligatoria la mascherina anche all’aperto:
A settembre abbiamo reso obbligatoria la mascherina all’aperto. Il governo è arrivato due settimane dopo. Il 4 ottobre ho chiesto al ministro dell’Interno il rafforzamento dei controlli sui territori. Il 15 ottobre abbiamo disposto la chiusura delle scuole, ricevendo insulti dal ministro e dal presidente del Consiglio. Abbiamo chiuso perché in due settimane abbiamo avuto un aumento del contagio nelle scuole pari a nove volte. Il governo lo ha fatto un mese dopo. Il 23 ottobre abbiamo adottato la misura per bloccare gli spostamenti e la sera è scoppiata la guerriglia, mentre il governo ha continuato a perdere tempo. Da soli abbiamo adottato una linea del rigore.