Bollettino coronavirus 17 novembre: +731 morti e +32.191 casi. Tutte le notizie

Coronavirus, notizie e numeri del 17 novembre 2020: il bollettino e la richieste delle Regioni che vogliono incontrare il governo.

17 Novembre 2020 17:25

Tra i dati di oggi contenuti nel bollettino coronavirus 17 novembre 2020 il numero che balza subito agli occhi è quello dei morti, che sono stati 731 nelle ultime 24 ore, anche se è lecito pensare che qualcuno non fosse stato conteggiato ieri, giorno subito dopo il weekend, e che dunque sia stato aggiunto oggi. Infatti c’è stato un ricalcolo di un centinaio di vittime in Veneto. Ma vediamo schematicamente tutti i dati più importanti:

  •  nuovi casi 32.191
  •  morti 731
  •  numero di casi in totale 1.238.072
  •  guariti 15.434
  •  attualmente positivi 733.810 (+16.026 rispetto a ieri)
  •  208.458 tamponi
  •  3.612 pazienti in terapia intensiva (+120 rispetto a ieri)
  •  33.074 ricoverati (+538 rispetto a ieri)

Bollettino coronavirus 17 novembre 2020: i dati regionali

Bollettino Coronavirus 17 novembre 2020 - dettagli Regioni

Qui di seguito, regione per regione, il totale dei casi, poi, nella prima parentesi, gli attualmente positivi e nella seconda parentesi l’incremento giornaliero di casi di positività.

Lombardia: 333.356 (156.567) (8.448)
Piemonte: 131.547 (73.786) (2.606)
Campania: 118.285 (92.726) (3.019)
Veneto: 105.966 (63.071) (3.124)
Emilia-Romagna: 93.285 (57.268) (2.219)
Lazio: 89.219 (71.255) (2.538)
Toscana: 84.197 (54.152) (2.361)
Sicilia: 44.691 (30.756) (1.698)
Liguria: 44.427 (16.531) (685)
Puglia: 36.716 (26.607) (1.234)
Marche: 23.955 (14.511) (357)
Abruzzo: 20.552 (14.008) (729)
Friuli Venezia Giulia: 19.929 (10.421) (536)
Umbria: 19.510 (11.244) (351)
P.A. Bolzano: 18.104 (10.701) (258)
Sardegna: 16.096 (10.784) (502)
P.A. Trento: 13.025 (2.994) (276)
Calabria: 11.070 (7.738) (680)
Valle d’Aosta: 5.499 (2.163) (154)
Basilicata: 5.375 (4.326) (269)
Molise: 3.268 (2.201) (147)

Mattarella all’Anci: “Il Covid ci divide, riprogettiamo l’Italia insieme”

Mattarella ai sindaci
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la partecipazione, in videoconferenza, alla sessione di apertura della XXXVII Assemblea annuale ANCI. (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi ha parlato con i sindaci in videoconferenza alla sessione di apertura della XXXVII assemblea annuale dell’Anci e ha invitato all’unità e alla collaborazione. Il Capo dello Stato ha detto ai primi cittadini:

Questo virus è ancora in parte sconosciuto, ma, tra gli altri aspetti, ci rendiamo conto che tende a dividerci. Tra fasce di età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere le scelte necessarie – talvolta impopolari – per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno. Il pluralismo e l’articolazione delle istituzioni repubblicane sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide. Dobbiamo far ricorso alle nostre capacità e al nostro senso di responsabilità, per creare convergenze e collaborazione tra le forze di cui disponiamo perché operino nella stessa direzione. Anche con osservazioni critiche, sempre utili, ma senza disperderle in polemiche scomposte o nella rincorsa a illusori vantaggi di parte, a fronte di un nemico insidioso che può travolgere tutti.

Brusaferro difende i 21 indicatori

Mentre le Regioni chiedono una revisione dei parametri in base a cui vengono stabiliti i colori dei territori, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro li difende.

Regioni chiedono un “confronto urgente” con il governo

Come aveva anticipato il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, i presidenti delle Regioni italiane si sono trovati tutti d’accordo con la necessità di rivedere i 21 parametri in base ai quali vengono “colorate” le Regioni e hanno dunque chiesto un confronto urgente con il ministro della Salute Roberto Speranza e con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.

Il vicepresidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti (il presidente Stefano Bonaccini ha contratto il Covid-19), al termine della riunione odierna ha fatto sapere:

C’è la necessità di rivedere, in un’ottica di semplificazione, i parametri che sono stati elaborati nella prima fase della pandemia, procedendo ad un aggiornamento delle indicazioni sull’utilizzo dei test rapidi antigenici e del test di biologia molecolare e alla modifica degli indicatori per il monitoraggio ai fini della classificazione […] Abbiamo già elaborato alcune proposte e siamo pronti a un confronto con il Governo, con la partecipazione del Comitato tecnico scientifico, dell’Istituto Superiore di Sanità e della Cabina di regia per il monitoraggio del rischio sanitario per verificare e approfondire congiuntamente l’adeguatezza dell’attuale sistema di verifica degli indicatori di contagio e per la qualificazione dei parametri utilizzati e la verifica dell’iter di assunzione delle decisioni finali in merito alla classificazione dei territori.

Crisanti contrario a riaperture natalizie

Uno dei grandi temi di questo periodo è se riaprire o no tutto in vista del Natale. Il direttore di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti non ha dubbi: non solo non si deve riaprire, ma sarebbe moralmente inaccettabile farlo.

Regioni chiedono di rivedere i 21 parametri

Non ci sono solo Lombardia e Piemonte a mettere pressione al governo. Secondo quanto afferma il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, c’è consenso unanime tra i governatori in merito alla richiesta di una revisione dei 21 parametri attualmente utilizzati dal CTS e dal ministero della Salute per definire le zone di rischio. “I 21 parametri per definire le misure restrittive utili al contenimento Covid-19 vanno rivisti. Consenso unanime alla proposta del presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga nella Conferenza delle Regioni di oggi. Ora il confronto con il governo”, annuncia con un tweet Riccardi.

Veneto: primo giorno con ricoveri in calo

Buone notizie giungono dal Veneto, intanto: il governatore Luca Zaia ha annunciato che le ultime 24 ore hanno visto un calo dei ricoveri. È il primo giorno con segno meno, dunque, dall’inizio della seconda ondata: i ricoveri attuale in Veneto sono 2.091, evidenzia il presidente della Regione.

Pediatri: circa 90mila casi di Covid tra 10 e 19 anni

Secondo la Società italiana di pediatria, che ha elaborato i dati forniti dall’Istituto superiore di sanità, dall’inizio della pandemia adolescenti e bambini colpiti dal Covid-19 fin qui sono 126.622, ovvero il 12% del totale dei contagiati. Di questi, 36.622 hanno tra 0 e 9 anni, mentre circa 90mila hanno età compresa tra i 10 e i 19 anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di contagi con forme cliniche lievi e un tasso di letalità bassissimo, ma – ammonisce la Sip – “se i contagi dovessero aumentare, soprattutto tra i soggetti fragili, potrebbero andare incontro a problemi importanti”.

Fnomceo: 196 medici morti da inizio emergenza

Secondo quanto riferisce la Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) i medici morti per coronavirus sono in Italia 196. Rispetto al bollettino precedente l’incremento è di 5 unità.

Rianimatori contro il commissario Arcuri

Antonio Giarratano, presidente Siaarti, (anestesisti e rianimatori), replica a distanza al commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri. Nel corso dell’ultima conferenza stampa, lo stesso aveva dichiarato che la pressione sulle rianimazioni fosse sostenibile. “Viene affermato che la pressione sulle terapie intensive sia sostenibile – replica Giarratano – ma in realtà nelle Regioni rosse la pressione è quasi insostenibile e in quelle arancioni è molto pesante”. Inoltre, il presidente di Siaarti smunisce un’altra affermazione del commissario Arcuri: “Sostenere che 10mila ventilatori possano garantire un sufficiente margine per sostenere questa crescita esponenziale di ricoveri in terapia intensiva significa pensare che basti saper accendere un ventilatore per salvare una vita. Purtroppo non è così”.

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