#IOAPRO: la protesta dei ristoratori e a Bologna spuntano infiltrazioni neofasciste

La dibattuta protesta dei ristoratori di tutta Italia contro le chiusure imposte dal Dpcm, fra iniziative simboliche e incitamenti alla rivolta.

pubblicato 15 Gennaio 2021 aggiornato 24 Gennaio 2021 09:02

Si chiama #ioapro ed è la protesta promossa sul web da alcuni ristoratori che hanno deciso di opporsi alle restrizioni imposte dal nuovo Dpcm in vigore dal 16 gennaio.

Da Como a Brescia fino a Salerno, molti titolari di bar e ristoranti lungo tutta la penisola hanno deciso di rimanere aperti nonostante le misure, di fatti trasgredendo scientemente la regole imposte.

Sul web le stime sono variabili: si parla di una forbice dai 30 ai 100 mila ristoratori aderenti, ma il gruppo Telegram @ioapro al momento conta 14.315 membri (@ioapromilano 1.984 mentre @ioapropiemonte 1676).

“Se arriva la polizia, carabinieri ecc, che la gente si alzi nei locali e canti l’inno d’Italia”, si legge nella chat. E ancora “fregatevene, non possono ritirare i documenti per tutti ogni giorno e dovrebbero trasformare metà della popolazione in poliziotti”. E in ultimo “Viva il popolo che vuole vivere. Siamo in tanti e vedrete che agire così è il modo per schiacciarli con la loro stessa moneta. Stanno giocando con noi. Con le nostre vite”.

https://twitter.com/RadioSavana/status/1349726616109215750?s=20

Cosa pensano gli italiani dell’iniziativa #IoApro?

L’analisi di T-Voice ci rivela che l’argomento sembra aver interessato maggiormente gli utenti uomini, come dimostrano i dati che vedete qui sotto:

LA PRESA DI DISTANZA DELL’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA

Il 13 gennaio la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) ha emanato un comunicato stampa in cui prendeva le distanze dalla protesta, il cui nome alternativo è #ioapro1501.

Nel comunicato si legge:

In forza di questo ascolto, condividiamo dunque la frustrazione e il senso di spaesamento di tanti esercenti, che possono indurre a gesti radicali. Ma proprio per supportarli efficacemente, come rappresentanza del settore più grande e diffusa dell’intero Paese, esercitiamo il nostro ruolo e la nostra responsabilità. La nostra responsabilità di parte sociale, radicata da più di 70 anni nel Paese reale, ci impone di mettere la legalità a prerequisito della nostra azione collettiva. Se in seguito ad aperture forzose si dovesse casualmente registrare un nuovo picco nei contagi, l’intera categoria sarebbe ulteriormente danneggiata anche da questo punto di vista. Gli italiani hanno sempre manifestato grande attaccamento e vicinanza ai loro Pubblici Esercizi, ma sarebbe difficile solidarizzare con atti così distanti dal comportamento condiviso. Il rischio è quello di intraprendere azioni senza storia e senza futuro, che penalizzano tutti”.

#IOAPROSOLOINSICUREZZA

A seguito di questa presa di posizione da parte dell’associazione di categoria, la protesta ha subito una battuta d’arresto e i ristoratori si sono divisi. Alcuni, infatti, hanno deciso di modificare l’hashtag in #ioaprosoloinsicurezza, un analogo atto di disobbedienza civile, ma solamente simbolico.

Una sorta di sostegno a rischio zero, che prevede le serrande alzate, musica e luci accese, ma nessun ingresso e servizio solo da asporto come da Dpcm.

DPCM – AUTONOMO

D’altro canto, però, c’è chi non si è arreso, e ha pensato di redigere un “Dpcm autonomoDecalogo pratico commercianti motivati”. Si tratta di documento web che promette a chi aderisce un sostegno legale in caso di sanzioni, pur ricordando sempre di rispettare le norme di sicurezza e suggerendo di presentare il conto entro le 21.45 così da non violare il coprifuoco.

#ioapro dpcm-autonomo

LE INFILTRAZIONI NEOFASCISTE

Sulle vetrine di alcuni locali nella provincia di Bologna, nella notte tra il 14 e il 15 gennaio sono apparse delle locandine solo in apparenza legate alla protesta. Queste riprendevano lo slogan “Io apro”, ma aggiungevano: “Domani non pago – Stop alle chiusure o sciopero fiscale”. I ristoratori affermano di essere stati sorpresi dalla presenza delle locandine, e di averle trovate lì incollate al loro arrivo.

Questi manifesti, però, in calce recano la firma del “Movimento nazionale – La Rete dei Patrioti”, un movimento neofascista nato come costola di Forza Nuova.

Si tratta di una recente ma ingombrante scissione interna al partito di Stefano Fiore, l’ennesimo tentativo di estremisti neofascisti che – come già accaduto lo scorso ottobre a Milano – tentano di cavalcare il malessere sociale per creare tensioni e disordini nelle città.

#ioapro movimento nazionale

 

 

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