Lombardia e Piemonte vogliono lo Sputnik V. Cosa sappiamo del vaccino russo?
Lombardia e Piemonte vogliono il vaccino russo Sputnik V, ma l’arrivo in Italia del nuovo strumento anti-COVID è ancora molto lontano.
La vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare Letizia Moratti ha chiesto ieri al Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 Domenico Arcuri di valutare la possibilità di utilizzare il vaccino prodotto dalla Russia, lo Sputnik V, anche se ogni decisione legata ai vaccini a livello europeo non dipende in alcun modo dal commissario Arcuri ma dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), e lo stesso ha in programma di fare il Piemonte.
È l’assessore all’internazionalizzazione Maurizio Marrone della Regione Piemonte, in quota Fratelli d’Italia, a farsi portatore di questa richiesta, dicendosi anche pronto a muoversi in modo autonomo: “La Germania di Angela Merkel si è già mossa e la Russia ha annunciato che metterà a disposizione 100 milioni di dosi per 50 milioni di vaccinazioni. Se non facciamo in fretta, l’Italia rischia di perdere questa opportunità di velocizzare il piano vaccinazioni dopo i rallentamenti degli scorsi giorni“.
Cosa sappiamo del vaccino russo Sputnik V contro il COVID?
Il vaccino contro il COVID-19 Sputnik V, noto anche come Gam-COVID-Vac, è stato messo a punto dal Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N. F. Gamaleja con sede a Mosca, in Russia. La fase 3 è iniziata nel settembre dello scorso anno ed è destinata a concludersi soltanto nel maggio 2021. 40mila i volontari a Mosca che hanno deciso di prendere parte a questo fase di test che, secondo i primi dati emersi, si starebbe rivelando particolarmente efficace.
Lo studio sta coinvolgendo 25 ospedali e policlinici di Mosca e si sta svolgendo, al contrario di quelli di altri vaccino già messi in commercio, con un rapporto tra soggetti vaccinati e soggetti che hanno ricevuto un farmaco placebo di 3:1. All’avvio della sperimentazione erano 21.977 i soggetti arruolati: 16.501 di loro, scelti in modo causale, hanno ricevuto le due dosi del vaccino Sputnik V, mentre gli altri 5.476 hanno ricevuto le iniezioni fittizie.
Il vaccino Sputnik V è composto da due diverse componenti di vettori adenovirali umani, rAd26-S (prima dose) e rAd5-S (seconda dose), modificate per esprimere la proteina spike della SARS-CoV-2 e indeboliti così da non replicarsi nelle cellule umane e da non provocare malattie. La seconda dose deve essere somministrata a 21 giorni dalla prima dose.
I primi dati pubblicati da The Lancet rivelano che 21 giorni dopo aver ricevuto la prima dose, nel gruppo che ha ricevuto il vaccino sono emersi 16 casi di COVID-19 con sintomi su un totale di 14.964 volontari (0,1%), mentre i casi di COVID-19 con sintomi nel gruppo placebo sono stati 62 su 4.902 (1,3%). L’efficacia dichiarata dal Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N. F. Gamaleja è quindi del 91,6%.
Ai dati che stanno emergendo e continueranno ad emergere dalla Fase 3 saranno presto affiancati anche i dati in arrivo da quei Paesi che stanno già somministrando ai cittadini il vaccino russo, dalla stessa Russia all’India, passando per gli Emirati Arabi Uniti, l’Argentina, l’Ungheria e la Serbia.
Sputnik V arriverà anche in Europa?
Il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli ha definito oggi “significativamente interessante” la pubblicazione dei primi dati su The Lancet, ma al di là di quello che chiedono Lombardia e Piemonte l’arrivo in Europa, e quindi in Italia, del vaccino messo a punto dalla Russia potrebbe non essere così vicino. Anzi.
Al momento la casa farmaceutica che produce lo Sputnik V non ha ancora fatto richiesta per l’autorizzazione all’Agenzia Europea del Farmaco e gli esperti dell’EMA non hanno alcun dato da iniziare ad analizzare in vista di una velocizzazione dell’iter se e quando verrà presentata la richiesta.
A questo si aggiunge il fatto che la Commissione Europea non ha stretto alcun accordo preventivo per l’acquisto di dosi del vaccino Sputnik V. Sono sei i contratti attualmente in essere tra l’UE e altrettante aziende: BioNTech/Pfizer, Moderna e AstraZeneca, i cui vaccini sono già stati approvati e in corso di somministrazione, e CureVac, Johnson & Johnson e Sanofi-GSK, i cui vaccini sono ancora in fase di test.