Clubhouse è stato usato per aggirare la censura in Cina
Il social network che sta spopolando negli ultimi giorni è stato usato per aggirare la censura in Cina. E infatti è durato poco.
Nelle ultime settimane avrete sicuramente sentito parlare di Clubhouse, un nuovo social network basato “sulla voce”.
Si tratta di un’applicazione attualmente disponibile solamente per iOS e accessibile solo tramite invito da chi è già dentro – il che sta portando ad una discreta caccia agli inviti, che spesso vengono venduti, andando contro il regolamento del social, anche per cifre considerevoli.
Il funzionamento di Clubhouse è molto semplice: i membri possono creare delle stanze vocali in cui parlare di tutto ciò che desiderano, oppure partecipare alle discussioni già esistenti.
Non è possibile registrare né, quindi, recuperare le conversazioni precedenti: occorre seguire tutto in diretta.
Clubhouse in Cina
Viste le caratteristiche del social, gli utenti cinesi hanno impiegato molto poco ad intuirne le potenzialità. Tecnicamente non sarebbe stato possibile scaricarlo – non comparendo sullo store cinese di Apple -, tuttavia è stato sufficiente cambiare il paese di accesso per poterla utilizzare, non essendo (ancora) bloccata dal firewall governativo.
Infatti, Internet in Cina è fortemente controllato: molte app “comuni” per noi occidentali – Facebook e Twitter, ad esempio – vengono bloccate a monte, rendendo impossibile il loro utilizzo senza fare ricorso a servizi come VPN e simili.
Chi viene poi scoperto ad utilizzarle può essere perseguito penalmente, soprattutto se diffonde informazioni considerate riservate.
Ad ogni modo, gli utenti cinesi hanno dunque cominciato a radunarsi su Clubhouse in stanze dedicate, discutendo di quelli che normalmente sarebbero stati temi tabù: la persecuzione e i campi di detenzione per gli Uiguri, Hong Kong, Taiwan, eccetera. In poco tempo, si sono raggiunte svariate migliaia di partecipanti.
Si sarebbe assistito ad una manifestazione di libertà d’espressione “senza precedenti” per gli standard cinesi, secondo le parole della giornalista Melissa Chan.
Altrettanto, non hanno tardato ad arrivare utenti più allineati con il governo, che hanno definito le informazioni come i campi di detenzione per gli Uiguri solamente “rumors senza alcun fondamento”.
Il blocco di Clubhouse
Il governo cinese non ha impiegato molto a intuire e valutare come pericoloso l’uso di Clubhouse che stava venendo fatto da parte dei cittadini: l’app è infatti stata bloccata dalle autorità, subendo lo stesso destino della maggioranza dei social network occidentali.
La preoccupazione adesso è una: poiché il social network utilizza alcuni pacchetti sviluppati dall’azienda cinese Agora, c’è il timore che le autorità governative possano ora chiedere e ottenere l’accesso ai dati degli utenti cinesi che hanno utilizzato l’applicazione, perseguendoli.