Israele introduce il passaporto vaccinale. Come funziona e i dubbi sulla sua esportabilità
Israele introduce il passaporto vaccinale. Ecco come funziona il Green Pass e perchè non diventerà lo standard anche fuori dal Paese.
La campagna di vaccinazione contro il COVID-19 in Israele procede a passo spedito ormai da settimane e ad oggi quasi il 50% dei 9 milioni di cittadini ha già ricevuto almeno la prima dose e più del 30% ha ricevuto anche la seconda e può dirsi protetto dall’infezione. Di fronte a questo importante traguardo, Israele ha già iniziato ad allentare le misure restrittive e permettere a chi ha già ricevuto entrambi le dosi del vaccino di riprendere una serie di attività che per troppi mesi sono state inaccessibile. A questo serve il passaporto vaccinale appena introdotto in Israele.
Il passaporto vaccinale, chiamato ufficialmente Green Pass, è lo strumento ideato da Israele per permettere ai cittadini vaccinati contro il COVID-19 di tornare ad una semi-normalità e tornare a frequentare quei luoghi rimasti chiusi o inaccessibili per molti mesi, dalle palestre agli hotel, passando per le piscine pubbliche, eventi pubblici sportivi e culturali.
Come funziona il passaporto vaccinale in Israele
A partire da domenica 21 febbraio tutti i cittadini di Israele che hanno già ricevuto entrambi le dosi del vaccino anti-COVID o che hanno già contratto l’infezione – e che quindi dovrebbero avere un’immunità per un periodo di tempo ancora da chiarire – possono richiedere gratuitamente il Green Pass collegandosi al sito ufficiale del Ministero della Salute o scaricando l’app per iOS e Android Ramzor che permette di ottenere il documento in versione digitale.
Il Green Pass, scaricabile in versione cartacea o digitale, ha una durata di 6 mesi e deve essere portato con sé per accedere a palestre, eventi, hotel e sinagoghe che dovranno essere attrezzati per la scansione dei codici e per permettere l’ingresso soltanto ai cittadini che rispettano i requisiti richiesti per questa prima parvenza di ritorno alla normalità, ancora fatta di mascherine e distanziamento sociale.
Il Ministro della Salute di Israele Yuli Edelstein ha spiegato alla stampa che il Green Pass rappresenta il primo passo verso un ritorno ad una vita quasi normale e ha messo in guardia i cittadini che puntano a falsificare tale documento:
Quelli che credono che si tratti di un gioco e che stamperanno un certificato di vaccinazione senza esser stati vaccinati saranno beccati e potranno anche finire in carcere. Nessuno sarà obbligato a ricevere il vaccino in Israele, chi non vuole farlo non verrà sanzionato in alcun modo.
Nessun obbligo di vaccinazione, quindi, ma una serie di privilegi per chi deciderà di ricevere entrambe le dosi del vaccino anti-COVID con la speranza che questo serva non soltanto a bloccare il contagio, ma anche a spingere i più restii al vaccino a chiedere l’immunizzazione.
Chi non ha intenzione di ricevere il vaccino avrà libero accesso a negozi, supermercati, musei e biblioteche – sempre rispettando la distanza di sicurezza e indossando la mascherina – ma non a quei luoghi considerati più a rischio. E questo vale anche per gli aerei, anche se per ora soltanto per i voli interni. La compagnia aerea Israir ha annunciato oggi il lancio di un programma pilota che prevede voli dall’aeroporto Ben-Gurion a quello di Eilat solo per le persone vaccinate contro il COVID-19.
Boom di falsificazioni del passaporto vaccinale
Se sulla carta il passaporto vaccinale introdotto in Israele sembra il modo migliore per un ritorno ad una semi-normalità in tempi rapidi, a conti fatti il Green Pass ha bisogno di qualche perfezionamento. Il documento che i cittadini possono scaricare contiene un semplice codice QR non criptato molto facile da falsificare. E così, a poche ore dall’entrata in vigore della novità, il mercato nero dei Green Pass ha già preso piede.
L’esperto di cybersicurezza Ran Bar-Zik aveva già denunciato nei giorni scorsi la facilità con cui è possibile falsificare il documento, ma nulla è stato fatto. Diversi gruppi su Telegram hanno iniziato ad offrire Green Pass contraffatti a pagamento e in poche ore sono riusciti a conquistare oltre 100mila iscritti.
Nonostante questo il governo israeliano non ha ancora cambiato il sistema in cui vengono generati i passaporti vaccinali, ma ha introdotto una sanzione di 5mila ILS (circa 1.200 euro) per chi verrà sorpreso ad usare un certificato contraffatto.
Green Pass. Sarà questo il modello da seguire in tutto il Mondo?
Il dibattito sulla necessità di istituire un passaporto vaccinale è aperto ormai da mesi, anche a livello europeo, ma nulla è stato ancora deciso. Le autorità di Israele hanno sottolineato che il Green Pass è valido soltanto per tutto il territorio israeliano e almeno fino a quando resteranno chiusi i confini non si porrà il problema di come far interfacciare un possibile passaporto vaccinale col resto del Mondo.
Quello messo in piedi da Israele è senza dubbio uno strumento ancora da potenziare che porta enormi vantaggi non soltanto ai comuni cittadini, ma anche agli esercenti, commercianti e organizzatori di eventi pubblici che per troppi mesi sono rimasti in stallo. Le palestre, purché siano in grado di scansionare i codici QR dei Green Pass, possono tornare operative e lo stesso vale per una serie di attività fortemente penalizzate dalla pandemia.
Almeno due, però sono gli aspetti che impediranno al Green Pass di Israele di settare lo standard anche al di fuori del Paese: la sicurezza e la tutela della privacy degli utenti. Gli standard variano da Paese a Paese e arrivare ad una tipologia di documento che metta d’accordo tutti non è un obiettivo facile da raggiungere. Al pari di un passaporto vero e proprio, il passaporto vaccinale non dovrà essere facilmente falsificabile e allo stesso modo dovrà essere garantito ai cittadini il rispetto della propria privacy. Le informazioni sugli spostamenti saranno raccolte? Se sì, in che modalità? E dove saranno conservate e con chi saranno condivise?
Al momento anche in Italia chi riceve il vaccino viene dotato di un documento cartaceo di avvenuta vaccinazione, come accade anche per tutti gli altri vaccini, ma a livello nazionale l’ipotesi di un sistema sulla scia di quello nazionale è ancora lontana anche solo dall’essere discussa. Con un’ottica di ritorno ad una semi-normalità grazie ai vaccini, però, è necessario iniziare a pensare al dopo e non solo a livello nazionale. Come fare per gli spostamenti al di fuori del Paese? Come si riuscirà a provare all’ingresso di un altro Paese di esser stato vaccinato? Tutto è ancora da chiarire.