Solo 35 morti da Coronavirus: la strategia zero Covid in Vietnam funziona?
Pochi contagi e pochissimi morti: come funziona la strategia zero Covid in Vietnam?
Il Vietnam è uno dei Paesi che ha registrato meno casi di Covid-19 dall’inizio della pandemia, e che è riuscito a mettere a punto una strategia zero Covid efficace. Come è stato possibile?
Iniziamo da principio.
Il Vietnam, da gennaio 2020, ha registrato poco più di 2.400 casi totali, con solamente 35 morti – di cui il primo “solamente” nel mese di luglio. Le impennate giornaliere hanno avuto un picco di circa 90 casi, ma normalmente si attestano tra i 10 e i 20, con lunghi periodi in cui i nuovi casi sono stati meno di una decina al giorno.
Attualmente si sta verificando il periodo peggiore da un anno a questa parte; nonostante ciò la totalità dei casi sta già ricominciando a calare, e i numeri sono sempre e comunque stati piuttosto bassi. Soprattutto se confrontati a quelli nostrani.
COME SI STA CONTRASTANDO IL CORONAVIRUS IN VIETNAM?
È oggettivamente sorprendente constatare dei simili numeri in un paese con oltre 97milioni di abitanti. E, soprattutto, come riporta la CNN, con solamente 8 dottori ogni 10.000 abitanti.
Dunque, come è stato possibile affrontare una strategia zero Covid in Vietnam?
Le principali parole d’ordine, come del resto è stato anche per Taiwan e Singapore sono state due: preparazione e tempestività.
Il Governo vietnamita ha iniziato a prendere provvedimenti prima ancora dell’arrivo delle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e quando ancora si sosteneva non ci fosse alcuna prova della possibile trasmissione del coronavirus tra soggetti umani.
Già prima della metà di gennaio 2020, gli aeroporti vietnamiti avevano iniziato i controlli della temperatura sui visitatori in entrata e, soprattutto, ad isolare chiunque arrivasse da Wuhan, per evitare entrasse in contatto con altri soggetti. Lo staff dedicato ai controlli possedeva ovviamente tutto l’occorrente per evitare un possibile contagio: mascherine, disinfettanti, e materiale antisettico.
Il 24 gennaio 2020, a seguito dei primi due casi di Covid-19 nel Paese, il governo ha immediatamente disposto la cancellazione di tutti i voli che provenissero o si dirigessero verso Wuhan.
Meno di un mese dopo sono iniziati i primi lockdown localizzati, per evitare la propagazione del virus all’interno della popolazione.
Più o meno nello stesso periodo, la seconda settimana di febbraio, è iniziata una campagna di tracciamento a tappeto. I soggetti positivi non solo venivano messi in quarantena obbligatoria per quattordici giorni, ma dovevano anche fornire un elenco accurato delle persone con cui erano entrati in contatto nelle precedenti due settimane, in modo che potessero essere rintracciate, testate e messe in quarantena a propria volta.
La meticolosità del tracciamento è stata dovuta (anche) al fatto di essere perfettamente consapevoli, date le poche risorse, di non essere in grado di fronteggiare la pandemia qualora i casi avessero dovuto subire un’impennata. Mettere a punto un’ottima campagna di prevenzione era dunque cruciale – e si è rivelata una strategia vincente.
Infine, occorre citare le campagne di sensibilizzazione.
Così come Taiwan e, in generale, molti Paesi orientali, anche il Vietnam ha avuto a che fare con le epidemie di SARS e di Aviaria: la popolazione si è dimostrata dunque particolarmente ricettiva (e ben disposta) nei confronti delle disposizioni governative.
Il Governo ha inoltre messo in piedi una massiccia campagna di comunicazione e sensibilizzazione, passando anche attraverso i social network, istruendo i cittadini sui comportamenti da adottare per evitare la diffusione del contagio.
STRATEGIA ZERO COVID IN VIETNAM
Dunque, riassumiamo i punti salienti della strategia zero Covid in Vietnam:
- Tempestività. Le prime misure di sicurezza sono state prese prima ancora che la trasmissione tra soggetti umani venisse accertata.
- Tracciamento estremamente meticoloso dei contagiati, con quarantene obbligatorie.
- Campagne di sensibilizzazione pubblica a tappeto.
- Lockdown tempestivi e localizzati.
Preparazione precedente, per via delle epidemie di SARS e influenza Aviaria.
Fonti utilizzate: