Di cosa parliamo quando parliamo di “protezione sociale universale”: la proposta del ministro Orlando
Al centro del tavolo di lavoro con le parti sociali
“Occorre, da un lato, affrontare e risolvere le criticità emerse in questi mesi e, dall’altro, porre le basi per realizzare un sistema di protezione sociale universale“.
Con queste parole il neo ministro per il lavoro Andrea Orlando ha sancito quella che sarà la sua agenda delle prossime settimane, definendo così gli obiettivi del tavolo con le parti sociali aperto questa mattina.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di “protezione sociale universale”?
Secondo la definizione data dall’Istat, “il sistema di protezione sociale è quell’insieme di politiche e di interventi il cui fine è la tutela del cittadino da rischi che possono manifestarsi nel corso della vita”.
Deve intendersi quindi come l’insieme degli interventi pubblici finalizzati a proteggere gli individui e le famiglie dallo stato di bisogno e dai “rischi più gravi dell’esistenza”, come povertà, malattie o infortuni. Posto accanto all’aggettivo universale, il concetto diventa quindi esteso a tutta la popolazione, a prescindere dal reddito o dalla situazione lavorativa di ogni individuo.
Le funzioni di protezione sociale sono tre, a cui corrispondono tre diverse forme di tutela.
La prima consiste nella predisposizione di mezzi per provvedere alle esigenze di vita del lavoratore anche nel futuro, quando la vecchiaia, l’invalidità o altre circostanze potrebbero rappresentare un impedimento al tentativo di mantenere con il proprio lavoro sé stesso e la propria famiglia. Banalmente, quella che oggi chiamiamo previdenza sociale.
La seconda funzione consiste nella possibilità di rimediare a situazioni di bisogno economico o di disagio sociale dell’uomo, e tutelare le persone che non sono in grado di provvedere alle esigenze primarie della vita. Concetto, questo, identificabile con l’assistenza sociale.
L’ultima è la necessità di garantire alle persone il recupero dell’integrità fisica e mentale per consentire loro di vivere una vita dignitosa dal punto di vista della salute.
IL PRESUPPOSTO NORMATIVO
Alla base del concetto dei sistemi di protezione sociale c’è l’idea di rendere l’uomo indipendente, consentendogli di adempiere ai bisogni primari per riuscire a godere a pieno dei diritti civili e politici. È il concetto che sta alla base della Dichiarazione Universale dei diritti umani. Al primo “preamobolo” della stessa si legge:
Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
E poi, all’articolo 25 comma 1:
Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
Come racconta la carta, un sistema di protezione sociale universale non costituisce un’esigenza personale dell’individuo, ma è il presupposto necessario per un inserimento dell’individuo nella collettività. Di conseguenza, la sua realizzazione non viene lasciata esclusivamente all’iniziativa della persona, ma rappresenta un obiettivo collettivo.
Nel nostro Paese, come in altri stati, i principi generali del sistema di protezione sociale sono fissati a livello costituzionale. In particolare, si fa riferimento all’articolo 38 della Costituzione italiana:
“Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo stato”.
LA PROPOSTA DI ORLANDO
Stando a quanto riferiscono le fonti, quello di oggi è stato solamente un “primo incontro di natura tecnica”. La prossima settimana, quindi, sarà affrontato il tema del perimetro degli strumenti che dovrebbero consentire in primis di accelerare le procedure di attivazione e gestione degli ammortizzatori sociali. Subito dopo, si parlerà della questione dei costi e della ripartizione dei pesi.
Si parla della semplificazione degli invii di dati all’Inps così da accelerare i pagamenti della cassa integrazione (il tutto già con il prossimo decreto “Sostegno“, che prenderà il posto del Ristori) e la riforma complessiva degli ammortizzatori sociali e la richiesta di rendere più accessibile la Naspi. Il tutto, ovviamente, cercando di rilanciare le politiche attive del lavoro.
Secondo Orlando, “questa è la road map che vogliamo portare avanti con il vostro contributo per cambiare e semplificare il sistema degli ammortizzatori sociali”.
Per farlo, verrà rimesso al centro il sistema degli strumenti di supporto al reddito in costanza di rapporto di lavoro: le casse e i fondi di solidarietà per le imprese, anche quelle più piccole senza che però questo possa aumentare troppo i costi del lavoro.
È così che, a suo parere, si potranno “porre le basi per realizzare un sistema di protezione sociale universale”.