La Lombardia è stata una settimana in più in zona gialla: lo rivelano i dati della Regione

I dati della Lombardia fanno emergere un altro errore: la Regione sarebbe rimasta per una settimana di troppo in zona gialla.

4 Marzo 2021 15:47

La Regione Lombardia entra in zona arancione scuro per due settimane, dalla mezzanotte del 5 marzo al 14 marzo prossimi. Il motivo è presto detto: i contagi sono in aumento e le misure da zona arancione, scattate quattro giorni fa dopo quasi un mese di zona gialla, non sono più sufficienti a rallentare la diffusione del virus. E poco importa se da settimane le Regioni chiedono al governo di dare più tempo ai cittadini per organizzarsi. Fontana ha firmato in fretta e furia l’ordinanza, facendola scattare una manciata di ore dopo, perché la situazione rischia di diventare fuori controllo.

La firma, ha spiegato Fontana, è arrivata in seguito all’analisi dei dati da parte della Commissione indicatori Covid-19 Regione Lombardia, che ha “condiviso la necessità di superare la differenziazione tra aree assumendo interventi di mitigazione rinforzati per tutto il territorio regionale con l’obiettivo, oltre che di contenere l’incremento di contagi, di preservare le aree non ancora interessate da una elevata incidenza“.

Cosa non ha funzionato in Lombardia dopo un periodo di relativa calma? Se diamo per scontata l’efficacia della divisione dell’Italia in tre diverse aree di rischio, come mai la situazione in Lombardia sta precipitando a pochi giorni dal passaggio in zona arancione? Perché forse, a causa di dati incompleti, la Regione guidata da Fontana è rimasta per troppo tempo in zona gialla. 7 giorni in più, secondo i dati consolidati dalla stessa Regione Lombardia.

La storia si ripete. La Lombardia invia dati incompleti all’ISS

Il passaggio della Lombardia in zona arancione è avvenuto il 1° marzo scorso, ma sarebbe dovuto avvenire almeno una settimana prima. Questo non è successo, però, per lo stesso motivo per cui a gennaio la Regione è rimasta una settimana in più in zona rossa: i dati incompleti inviati dai tecnici lombardi all’Istituto Superiore di Sanità.

In quell’occasione Fontana aveva sollevato una polemica andata avanti per giorni, salvo poi venire smentito in modo plateale dell’Istituto Superiore di Sanità. Stavolta, invece, silenzio assoluto sull’errore svelato in queste dall’esperto di dati Vittorio Nicoletta, dottorando di sistemi decisionali dell’Université Laval di Quebec City, in Canada, che via Twitter, analizzando i dati aggiornati dalla stessa Regione Lombardia, si è accordo di quanto accaduto.

Troppo tempo in zona gialla. Cosa dicono i dati della Lombardia

Dopo il caos scoppiato a gennaio, infatti, la Lombardia ha deciso di pubblicare con cadenza settimanale, ogni mercoledì, i dati che la Regione invia all’ISS. È l’unica Regione a farlo e questa trasparenza ci permette di vedere che la Lombardia interviene sui dati dopo averli inviati: in un primo momento fornisce i dati che ha a disposizione, non sempre completi, e successivamente li consolida con informazioni aggiuntive che sono però fondamentali per il calcolo corretto dell’indice RT.

I dati pubblicati dalla Lombardia prima del monitoraggio della cabina di regia pubblicato il 18 febbraio, quando è stato deciso che la Regione sarebbe rimasta in zona gialla per un’altra settimana, portavano ad un indice RT di 0.82 [0.79-0.84].

L’aggiornamento che la stessa Regione ha fatto il 3 marzo, anche relativamente ai dati già comunicati, fotografa una situazione ben diversa: l’indice RT in quel periodo era di 1.09 [1.11-1.14]. Questo significa che nella settimana dal 22 al 28 febbraio la Lombardia sarebbe dovuta finire in zona arancione, con misure ben più restrittive di quelle previste per la zona gialla.

Difficile stabilire se questa settimana di regole più permissive sia responsabile anche soltanto in parte della crescita che si sta registrando in questi giorni, ma è certo che una settimana in zona arancione avrebbe contribuito a limitare la circolazione del virus. Così non è stato e oggi, con Fontana che continua a non assumersi alcuna responsabilità per questi clamorosi errori, le misure da zona arancione non sono più sufficienti per rallentare la diffusione del virus.

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