U-Mask: stop alla vendita e ritiro dal mercato

Le U-Mask Model 2.1 verranno ritirate dal mercato: non c’è garanzia siano adeguate come strumento di prevenzione dei contagi.

27 Marzo 2021 12:33

Il Ministero della Salute ha disposto il divieto di commercio delle U-Mask, con relativo ritiro dal mercato. La notizia definitiva, già nell’aria, è arrivata nelle ultime ore.

In particolare, si fa riferimento alle “U-Mask Model 2.1”. Si tratta, come intuibile, della nuova versione delle mascherine, che già negli scorsi mesi erano finite sotto i riflettori a causa di varie controversie, e in particolare un’indagine da parte della Procura di Milano per frode nell’esercizio del commercio.

Tra gennaio e febbraio l’Antitrust aveva avviato un procedimento contro la vendita e la promozione del prodotto, per via dell’efficacia “enfatizzata con modalità ingannevoli e aggressive”, che avrebbe “sfruttato la situazione di emergenza sanitaria in corso per invitare il consumatore ad acquistare il prodotto reclamizzato a prezzi elevati”.

Per quanto riguarda la prima versione delle mascherine, i carabinieri del Nas di Trento avevano segnalato come fossero state certificate come dispositivi medici da parte di un laboratorio “privo di autorizzazione”.
Insomma, in parole povere: prodotti reclamizzati come efficaci, ma senza che vi fossero prove o riscontri effettivi di tale efficacia.

U-Mask: perché non sarà più possibile acquistarle?

Nel provvedimento del Ministero della Salute è possibile leggere le motivazioni per cui non sarà più possibile acquistare le U-Mask.

Anche in questo caso, si è presa in considerazione “la destinazione d’uso del prodotto come dispositivo medico”, con “i potenziali e rilevanti rischi per la salute umana derivanti dall’assenza di un regolare processo valutativo in termini di sicurezza ed efficacia e della conseguente assenza di garanzia sull’effettiva adeguatezza come strumento di prevenzione dei contagi”.

Insomma, anche stavolta non si ha alcuna certezza che le U-Mask siano realmente efficaci. Tuttavia non è ancora detta l’ultima parola: infatti l’azienda potrà fare ricorso al Ministero o al Tribunale amministrativo, rispettivamente entro 30 o entro 50 giorni.

 

 

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