Autonomia delle Regioni sull’acquisto dei vaccini? Il governo pronto a dire no
Il contratto firmato dalla Campania per il vaccino russo Sputnik V ha creato un precedente tra le Regioni che Draghi è pronto a bloccare del tutto.
La campagna di vaccinazione contro il COVID-19 in Italia sta per intensificarsi grazie all’arrivo di oltre 3 milioni di dosi di vaccino in pochi giorni, a cui si aggiungeranno dal 16 aprile anche le prime dosi del vaccino monodose di Johnson&Johnson. Le Regioni stanno procedendo con un ritmo differente a seconda delle proprie capacità (o incapacità), ma la fornitura dei vaccini viene gestita a livello nazionale sulla base delle dosi che vengono gestite a livello europeo.
Se è vero che i ritardi di alcune Regioni nella somministrazioni dei vaccini sono legati a difficoltà organizzative, è anche vero che anche le Regioni più virtuose sono state costrette in passato a fermarsi o a rallentare l’inoculazione dei vaccini a causa dei ritardi nelle forniture da parte delle aziende farmaceutiche che li producono.
Anche per questo motivo, con l’obiettivo di vaccinare quante più persone nel minor tempo possibile, alcune Regioni chiedono da tempo al governo la possibilità di muoversi in autonomia sull’acquisto dei vaccino anti-COVID. Il governatore del Veneto ci aveva già provato e il risultato era stata una clamorosa figuraccia, ma in queste ore Luca Zaia è tornato alla carica.
Nella consueta conferenza stampa quotidiana, Zaia ha anticipato l’intenzione di chiedere al governo di Mario Draghi di poter avviare a livello regionale trattative per l’acquisto dei vaccini:
Chiederemo la possibilità di fare trattative regionali per i vaccini. Quando l’abbiamo fatto noi, siamo stati messi alla gogna pubblica, la Campania si muove e non succede nulla… Va bene quello che fa la Campania, dovrebbero poterlo fare tutti.
Vaccini e Regioni. Il precedente creato dalla Campania con Sputnik V
La Campania di Vincenzo De Luca si è mossa in anticipo firmando un accordo per l’acquisto del vaccino russo Sputnik V. Un accordo congelato, visto che il vaccino non è stato ancora autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), che diventerà efficace non appena arriverà il via libera dell’EMA e, subito dopo, quello dell’AIFA.
Il governatore della Campania nei giorni scorsi aveva precisato che “il contratto firmato prevede l’immediata esecutività dopo l’approvazione dell’EMA o dell’AIFA. È indispensabile, a questo punto, che le Agenzie di controllo si diano tempi rapidi di verifica e di decisione, adeguati alla gravità della pandemia“.
De Luca ha di fatto creato un precedente e il numero delle Regioni che vorrebbero seguire l’esempio della Campania sta crescendo di giorno in giorno.
Draghi pronto ad accentrare tutto nelle mani dello Stato
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ribadito a più riprese nelle ultime settimane che tra gli obiettivi del governo c’è anche quello di arrivare ad una campagna vaccinale il più possibile uniforme sul territorio italiano. Un primo passo in questo senso è stato fatto con l’invito a rispettare l’ordine delle priorità fissato dal piano vaccinale italiano, ma ora che le Regioni iniziano a muoversi in ordine sparso sulla fornitura dei vaccini è necessario fissare nuove regole.
Sarà proprio incentrato su questo il vertice in programma questa sera tra il governo e le Regioni, un incontro finalizzato a mettere un freno ai governatori “ribelli” guidati da De Luca. Draghi non è intenzionato a lasciare carta bianca alle Regioni sull’acquisto dei vaccini, ma secondo le indiscrezioni vorrebbe tentare la strada più pacata prima di ricorrere al pugno di ferro.
Il pugno di ferro ha un nome ben preciso: articolo 117, lettera q della Costituzione. Draghi potrebbe decidere di affidare allo Stato le competenze in materia di profilassi internazionale, togliendo temporaneamente alle Regioni l’autonomia che sta permettendo loro di partecipare di fatto alla corsa al vaccino che rischia di portarle in “vantaggio” rispetto al resto dei cittadini del Paese.