Il Giappone rilascerà in mare l’acqua contaminata della centrale di Fukushima
Nonostante la netta opposizione dell’opinione pubblica e di Cina e Corea del Sud, il premier Yoshihide Suga ha annunciato la decisione
Il Giappone rilascerà in mare più di 1 milione di tonnellate di acqua contaminata dalla stazione nucleare distrutta di Fukushima. Ad annunciarlo il premier Yoshihide Suga, nonostante la netta opposizione dell’opinione pubblica, dell’industria della pesca e dei rappresentanti dell’agricoltura locale. Il primo rilascio di acqua avverrà tra due anni, dando all’operatore dell’impianto Tokyo Electric Power il tempo di iniziare a filtrare l’acqua per rimuovere gli isotopi nocivi, costruire infrastrutture e acquisire l’approvazione normativa.
LA DECISIONE
Dunque, l’acqua contaminata conservata nella centrale nucleare di Fukushima verrà riversata in mare, nell’oceano Pacifico. Dallo tsunami di dieci anni fa, che provocò la parziale fusione dei noccioli di tre dei sei reattori della centrale, l’azienda energetica che gestisce l’impianto, ha accumulato più di un milione di tonnellate di acqua in più di mille grandi cisterne per un costo annuale di circa 100 miliardi di yen (912,66 milioni di dollari). Adesso lo spazio si sta esaurendo. Secondo il primo ministro Yoshihide Suga lo smaltimento richiederà decenni per essere completato. “Il rilascio dell’acqua trattata è un compito inevitabile per smantellare la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi e ricostruire l’area di Fukushima“, ha dichiarato.
LO SMALTIMENTO
Secondo il governo giapponese smaltire l’acqua contaminata in mare è la scelta migliore. Questo avverrà attraverso un processo di rimozione degli elementi radioattivi. L’acqua verrà filtrata per rimuovere gli isotopi, lasciando solo il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno difficile da separare dall’acqua. Tepco diluirà quindi l’acqua fino a quando i livelli di trizio non scenderanno sotto i limiti normativi, prima di pomparla nell’oceano. Il trizio è relativamente poco pericoloso per la salute umana perché non emette energia sufficiente per penetrare nella pelle ed è naturalmente presente nell’acqua del mare e nell’atmosfera. Nel febbraio del 2020, durante una visita alla centrale, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, aveva ammesso che il rilascio dell’acqua nell’Oceano Pacifico sarebbe in linea con gli standard internazionali dell’industria nucleare.
LE PROTESTE
Gli Stati Uniti hanno appoggiato la decisione del Giappone che ha lavorato a stretto contatto con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica nella gestione del sito. Attraverso un comunicato il Dipartimento di Stato degli USA ha dichiarato che “il Giappone ha soppesato le opzioni e gli effetti, è stato trasparente sulla sua decisione e sembra aver adottato un approccio in conformità con gli standard di sicurezza nucleare accettati a livello globale“. Di diverso avviso Cina e Corea del Sud che chiedevano maggiori consultazioni sul piano. Questa la nota del ministero degli Esteri cinese: “Questa azione è estremamente irresponsabile e danneggerà gravemente la salute e la sicurezza pubblica internazionale e gli interessi vitali delle persone nei paesi vicini“.