Lega e FI non appoggiano Meloni nel voto sul coprifuoco, ma nel governo si trova l’accordo
Le pressioni di Salvini, oggi anche di Renzi e Forza Italia, convincono Draghi: il coprifuoco sarà rivisto a metà maggio, sulla base dei dati
Gli unici alleati di Giorgia Meloni alla Camera sono stati gli ex pentastellati di Alternativa c’è. Il voto sull’ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia per abolire il coprifuoco in Italia si è chiuso con un nulla di fatto: 48 voti a favore – i deputati di FdI e quelli di Alternativa c’è – 233 contrari e 8 astenuti.
L’obiettivo di Giorgia Meloni era quello di impegnare il governo di Mario Draghi “a valutare l’opportunità, nei provvedimenti di prossima emanazione, di assicurare che nelle zone gialle i ristoranti possano rimanere aperti fino alle 24“. La leader di Fratelli d’Italia, in mattinata, aveva invitato Matteo Salvini a dare mandato ai suoi deputati di appoggiare la proposta:
Non mi aspetto niente, penso che sarebbe utile. Su questo il Parlamento è sovrano, siamo una Repubblica parlamentare, un ordine del giorno è un atto di indirizzo al governo e penso che a maggior ragione da parte di chi, all’interno del governo, si batte contro il coprifuoco, avrebbe un senso votare un odg che dà al governo l’indirizzo di abolire il coprifuoco.
Il resto del centrodestra, ora alla maggioranza, ha preferito restare a guardare mentre il tentativo di Meloni naufragava sotto una pioggia di voti contrari. I deputati di Lega e Forza Italia non hanno preso parte alla votazione, ma almeno in parte sono riusciti ad ottenere ciò che volevano.
C’è l’accordo nel governo sul coprifuoco. Vince la linea di Salvini
Dopo giorni di pressioni e attacchi frontali, non ultima una raccolta di firme lanciata dalla Lega e promossa da Matteo Salvini, il Presidente del Consiglio Mario Draghi si è visto costretto a cedere, almeno in parte, sul coprifuoco. Grazie alla mediazione del Ministro Federico D’Incà, Draghi avrebbe accettato un punto di incontro tra le posizioni più rigoriste all’interno dell’esecutivo e quelle aperturiste del centrodestra e non solo.
Grazie anche alle pressioni di Matteo Salvini, il fronte dei sostenitori dell’abolizione del coprifuoco o di un suo slittamento ad un orario meno impattante per i ristoratori, Matteo Renzi è salito sul carro e con lui anche qualche esponente del Partito Democratico. Da qui la decisione di Draghi, anche per evitare una spaccatura: il governo si impegnerà a valutare nel mese di maggio, a due settimane dal ritorno della zona gialla in Italia, “sulla base dell’andamento del quadro epidemiologico oltre che dell’avanzamento della campagna vaccinale, l’aggiornamento delle decisioni prese” e tra queste, nero su bianco, ci sono anche “i limiti temporali di lavoro e spostamento“.
Giorgia Meloni, però, non ha preso benissimo il flop della sua proposta e in serata, in diretta Facebook, è andata all’attacco del governo di Mario Draghi e della sua posizione sul coprifuoco. Non ci sono dati scientifici, dice la leader di Fratelli d’Italia – e sappiamo anche perché non ci sono dati scientifici – e neanche il “terribile Conte” era arrivato a tanto:
Gli ordini del giorno prevedevano l’abolizione del coprifuoco, i ristoranti aperti fino a mezzanotte, lavorare anche all’interno e non solo all’esterno, cioè misure che lo scorso anno neanche dal terribile Giuseppe Conte sono state previste: vi ricordo che, dopo il lockdown, non esisteva il coprifuoco e quando Conte a metà maggio ha riaperto i ristoranti, all’interno e all’esterno, non mi risulta ci sia stata durante l’estate un’escalation della pandemia. C’è stata ad ottobre, quando si sono riaperte le scuole e la gente è tornata a lavorare e si è assiepata sui mezzi pubblici, il più grande cluster. Perché questo governo è, come il precedente, un governo che scarica sulle attività commerciali e sui cittadini le sue inefficienze per far vedere che ‘stiamo facendo qualcosa’.