Il curioso caso delle Seychelles: perché i contagi aumentano nonostante i vaccini?
Le Seychelles sono tra i Paesi più virtuosi nella somministrazione dei vaccini contro il COVID-19, ma i contagi sono in aumento.
Israele e il Regno Unito sono tra i Paesi più virtuosi sul fronte della vaccinazione contro il COVID-19, i due Paesi che si citano più spesso per capire quello che potrebbe succedere man mano che sempre più persone potranno dirsi immunizzati. Regno Unito e Israele sono stati i più veloci coi vaccini e anche i primi a riportare i rispettivi cittadini ad uno stato di semi-normalità che l’Italia soltanto ora vede avvicinarsi. C’è però un altro Paese di cui si parla meno e che, al pari dei due già citati, può vantare una campagna di vaccinazione tra le più rapide: è la Repubblica delle Seychelles, l’arcipelago situato a nord-est della punta settentrionale del Madagascar.
Su una popolazione di 98.462 persone, le Seychelles hanno già somministrato 116.957 dosi di vaccino anti-COVID e possono vantare un’immunizzazione completa per il 60% dei cittadini vaccinabili. Con le percentuali siamo dalle parti di Israele, dove al 4 maggio il 62% dei cittadini aveva ricevuto almeno una dose di vaccino. Alle similitudini sul virtuosismo dei vaccini, però, non corrisponde lo stesso andamento dei contagi. Anzi, la curva del contagio dei due Paesi non potrebbe essere più dissimile.
Se Israele ha quasi azzerato il contagio, le Seychelles stanno facendo i conti con un incremento dei casi di COVID-19 mai visto prima nel Paese. Una vera e propria ondata anomala, fatta di alti e bassi, che sembra ben lontana da un assestamento, tanto che nei primi tre giorni di maggio sono stati registrati 500 nuovi casi che hanno portato gli attualmente positivi ad oltre mille.
Abbiamo provato a capire il perchè di questa diversa risposta del virus nei due Paesi.
Boom di contagi alle Seychelles nonostante i vaccini. È colpa dei turisti?
Entrambi i Paesi permettono l’accesso ai turisti, ma le regole da rispettare all’ingresso sono differenti. Oggi, ed è così da mesi, chi entra in Israele per un qualsiasi motivo e non è stato vaccinato né ha mai contratto l’infezione da COVID-19 deve restare in quarantena nel Paese per 14 giorni, che possono scendere a 10 nel caso di doppio tampone negativo. Chi, invece, è già vaccinato o è guarito dall’infezione, deve comunque presentare l’esito negativo di un tampone molecolare eseguito nelle 72 ore antecedenti alla partenza per Israele.
Per chi arriva da Ucraina, Etiopia, Brasile, Sudafrica, India, Messico e Turchia, poi, le regole sono ancora più ferree: anche chi ha sconfitto l’infezione o è stato vaccinato, ma entra in Israele da uno di questi Paesi, dovrà restare in quarantena per 14 giorni dopo l’ingresso nel Paese. Un eccesso di cautela, quello deciso da Israele, legato alle varianti del virus che rischiano di vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti negli ultimi mesi.
L’ingresso alle Seychelles, Paese che deve quasi tutto al turismo, è meno puntiglioso. Ad eccezione dei cittadini provenienti dal Sudafrica, che ad oggi non possono entrare alle Seychelles, chi arriva da ogni altro Paese del Mondo non deve far altro che presentare l’esito negativo di un tampone molecolare eseguito nelle 72 ore precedenti all’ingresso nel Paese e comunicare la struttura in cui intendono risiedere alle autorità sanitarie locale. Nessun obbligo di quarantena, nessun obbligo di esibire un certificato di guarigione o di vaccinazione, ma soltanto l’obbligo di sottoporsi ad un nuovo tampone molecolare cinque giorni dopo l’arrivo.
La domanda sorge spontanea: l’incremento dei casi alle Seychelles è colpa dei turisti? Difficile dirlo, ma i dati diffusi dalle autorità sanitarie del Paese ci dicono che l’84% degli attualmente positivi è rappresentato dai locali e soltanto il 16% dei casi è legato a stranieri.
È colpa dei vaccini meno efficaci?
I dati diffusi dal Ministero della Salute delle Seychelles, però, ci dicono anche che un terzo delle persone che risultano positive al COVID-19 hanno già ricevuto entrambe le dosi di vaccino e possono quindi dirsi immunizzate. Il problema, però, potrebbe risiedere proprio nell’efficacia ridotta dei vaccini. Anche in questo caso il condizionale è d’obbligo, ma a parità di percentuale di cittadini immunizzati, una differenza sui vaccini c’è.
Israele ha basato la campagna di vaccinazione sul siero di Pfizer/BioNTech e su quello di Moderna. Le Seychelles, invece, hanno utilizzato in prevalenza sul vaccino cinese Sinopharm, donato al Paese dagli Emirati Arabi Uniti, a cui sono stati affiancati il vaccino di AstraZeneca e il siero russo Sputnik V. L’efficacia dichiarata contro il COVID-19 dai vaccini usati alle Seychelles è ridotta rispetto a quelli utilizzati in Israele.
Una risposta definitiva non c’è ancora, ma ieri il Ministro della Salute delle Seychelles Peggy Vidot ha spiegato in conferenza stampa che la situazione COVID-19 nel Paese è critica “nonostante gli sforzi eccezionali che stiamo facendo“.
Sì, perchè se è vero che l’ingresso alle Seychelles non è così restrittivo, è altrettanto vero che dalla fine di marzo sono in vigore misure restrittive in tutto il Paese: coprifuoco dalle 22.00 alle 4.00, mascherine obbligatorie nei locali pubblici, ristoranti e SPA operativi con limitazioni sul numero di ingressi giornalieri, bar e casino chiusi fino a nuove comunicazioni e anche limiti al numero di persone che possono muoversi insieme anche all’aperto – non più di due persone che non fanno parte dello stesso nucleo familiare.