Vaccini e brevetti. La proposta di Biden rischia di rivelarsi un boomerang
In Europa cresce il fronte dei contrari alla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini come soluzione rapida al problema.
La proposta di Joe Biden di sospendere i brevetti sui vaccini anti-COVID, e dare così la possibilità a chiunque ne abbia la capacità di mettersi a produrre i sieri già approvati con l’obiettivo di aumentare la disponibilità di dosi in tutto il Mondo, si sta rivelando un boomerang per il Presidente degli Stati Uniti d’America. Ed è bastata soltanto una giornata di vertice UE.
In un primo momento il passo indietro di Biden era stato accolto con un certo entusiasmo da una parte dei leader europei, a cominciare da Italia e Francia, e anche la Commissione Europea si era detta aperta ad un dialogo per trovare un punto d’incontro.
Il dibattito parte da un’evidenza: il Mondo ha bisogno di vaccini e ne ha bisogno nel minor tempo possibile. I Paesi più ricchi stanno procedendo a passo spedito con la campagna di vaccinazione, mentre i Paesi più poveri sono costretti a rimanere in attesa delle donazioni in arrivo da chi ha una maggiore disponibilità di dosi e, anche grazie al programma COVAX, è pronto a condividerle.
È vero, almeno in teoria liberalizzare i brevetti sui vaccini permetterebbe di ottenere il risultato auspicato da Joe Biden e da Papa Francesco, che oggi si è unito all’appello in occasione dell’evento Vax Live, ma la realtà dei fatti di dice che le tempistiche sarebbero tutt’altro che vantaggiose e, soprattutto, quello di cui si ha bisogno con urgenza non è aumentare le capacità produttive, ma avere ampia disponibilità dei componenti necessari per la produzione dei vaccini anti-COVID.
Biden predica bene e razzola male
La soluzione più rapida per iniziare a risolvere il problema è sotto gli occhi di tutti: serve meno egoismo. Chi ha disponibilità di dosi dovrebbe iniziare a condividerle, anche se questo significherebbe rallentare le campagne di vaccinazioni nazionali. L’Europa è ad oggi il più grande esportatore di vaccini in tutto il Mondo, mentre gli Stati Uniti hanno deciso di tenere per sé la quasi totalità della produzione nazionale.
Già ieri erano arrivate le prime frecciatine nei confronti di Biden e oggi il Presidente francese Emmanuel Macron ha fornito una risposta più chiara:
Su 400 milioni di dosi di vaccino prodotte, ne abbiamo esportate 200 milioni. Siamo stati più lenti con le campagne di immunizzazione in Europa perché siamo stati aperti fin dall’inizio. Gli Stati Uniti per ora hanno esportato solo il 5% a Canada e Messico, mettano fine alle restrizioni sull’export.
Cresce il fronte europeo del no alla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini
Il problema è noto da tempo. Fin dall’inizio della campagna di vaccinazione l’UE ha distribuito dosi in quasi tutto il Mondo, mentre gli Stati Uniti di Joe Biden hanno messo gli americani al primo posto – e per settimane hanno tenuto in ostaggio 30 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca rifiutandosi di inviarle in Europa in un momento in cui avrebbe fatto la differenza – e anche oggi stanno continuando a farlo.
Il presidente francese si è allineato alla posizione della Germania e delle aziende farmaceutiche, mentre per ora l’Italia di Mario Draghi si conferma alleata di Washington. Anche la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen oggi ha confermato la stessa posizione:
Abbiamo bisogno di vaccini ora. La deroga sulla proprietà intellettuale non risolverà problema. Quello che serve è una condivisione dei vaccini, l’export di dosi e investimenti per accrescere la capacità produttiva. L’Unione europea è l’unica regione democratica del mondo che esporta su larga scala. Circa il 50% di quanto viene prodotto in Europa viene esportato verso circa 90 Paesi, incluso Covax. Sono circa 200 milioni di dosi che sono state esportate e circa 200 milioni di dosi distribuite agli europei. Invitiamo tutti quanti si impegnano nel dibattito della deroga temporanea dei brevetti di unirsi a noi ad impegnarsi ad esportare una larga parte di quanto producono.