Negata l’estradizione di Assange negli USA: l’esultanza degli attivisti
Julian Assange non sarà estradato negli USA, almeno non per ora. È quanto ha deciso oggi intorno alle 11 la giudice Vanessa Baraitser della Central Criminal Court di Londra, che si è occupata del caso dopo la richiesta delle autorità americane e il via libera dato al ministero dell’Interno inglese. La decisione, che ha sorpreso
Julian Assange non sarà estradato negli USA, almeno non per ora. È quanto ha deciso oggi intorno alle 11 la giudice Vanessa Baraitser della Central Criminal Court di Londra, che si è occupata del caso dopo la richiesta delle autorità americane e il via libera dato al ministero dell’Interno inglese. La decisione, che ha sorpreso l’opinione pubblica britannica e le stesse autorità, è stata così motivata dalla Baraitser: Assange soffre di disturbi mentali quali conseguenza degli 8 anni di reclusione e il trasferimento in un carcere degli Stati Uniti potrebbe spingerlo al suicidio.
Davanti alla Cattedrale di St Paul è letteralmente esplosa la gioia di attivisti e sostenitori del fondatore di Wikileaks, che è accusato di spionaggio informatico e pirateria informatica, reati per i quali negli USA rischia fino a 175 anni di carcere. La difesa di Assange chiederà la libertà su cauzione, mentre le autorità di Washington hanno già preannunciato ricorso. John Rees, presidente dell’associazione Dea (Don’t Extradite Assange), ha ammesso che il verdetto di oggi sia stato letteralmente spiazzante: “È una decisione assolutamente inaspettata – sottolinea – la giudice ha accettato al 95% le ragioni di processare Assange in America, ma ha poi deciso di opporsi all’estradizione a causa del brutale sistema carcerario degli Stati Uniti”.