Catalogna, vincono ancora gli indipendentisti: ecco gli scenari
Nessuno di loro è risultato il più votato ma i partiti indipendentisti hanno ottenuto abbastanza seggi per garantirsi la maggioranza assoluta in parlamento
Anche se nessuno di loro è risultato il partito più votato, i partiti indipendentisti Erc, Junts per Catalunya e Cup hanno ottenuto abbastanza seggi per garantirsi la maggioranza assoluta in parlamento ed esprimere un nuovo presidente della Generalitat, il governo catalano. Quello più votato, appunto, è stato il Partito Socialista Catalano (PSC) guidato dall’ex ministro della Sanità del governo spagnolo, Salvador Illa che ha ottenuto una vittoria elettorale in Catalogna 22 anni dopo, ma solo per numero di voti.
I RISULTATI
I socialisti hanno conquistato 33 seggi ottenuti con 23.02% dei voti, ma non sono sufficienti per rimuovere il blocco indipendentista dalla Generalitat. I partiti indipendentisti sono Sinistra repubblicana della Catalogna (ERC), di centrosinistra, che ha ottenuto il 21,3 per cento dei voti e 33 seggi; Insieme per la Catalogna (Junts per Catalunya o Junts), di centrodestra, che ha ottenuto il 20 per cento dei voti e 32 seggi, e Candidatura popolare unita (CUP), di estrema sinistra, che ha ottenuto il 6,6 per cento dei voti e 9 seggi. Creando una coalizione superano comodamente i 68 seggi e possono quindi rinnovare la maggioranza in Parlamento.
Come quarta forza politica si impone Vox, partito di estrema destra che ha ottenuto 11 seggi con il 7,6% di voti. Cade Ciudanos formazione di centrodestra che aveva vinto le elezioni con 36 seggi nel 2017 e che ora deve accontentarsi di soli sei in una delle più grandi disfatte elettorali mai vissute in Catalogna. Il Partito Popolare ha nuovamente peggiorato i suoi risultati ed è rimasto con solo tre seggi, uno in meno rispetto al risultato del 2017. Comú Podem, il riferimento catalano di Podemos, ha ottenuto otto deputati. Anche la sinistra anti-capitalista indipendentista, la CUP, ha ottenuto i suoi migliori dati storici, con un massimo di nove deputati.
SCENARI
A differenza delle ultime due legislature, questa volta il primo partito indipendentista è ERC. In passato ad imporsi erano state le varie conformazioni di Junts. Oriol Junqueras, presidente della Sinistra repubblicana della Catalogna, ha già avanzato quella che sarà la linea: “Mi sento obbligato, con il dovere di ricordare a tutti che per la prima volta in 80 anni l’ ERC ricoprirà nuovamente la presidenza della Generalitat“. La logica porterebbe ad una colazione tra i partiti indipendentisti anche se non è così scontato. Durante l’ultima legislatura, l’alleanza tra ERC e Junts è stata piuttosto litigiosa.
Ed è qui che il PSC, di Illa vuole inserirsi, provando ad aggiungere En Comú Podem e ERC a un’eventuale maggioranza di sinistra. L’ex ministro della Salute ha annunciato che si presenterà per l’investitura. “Il risultato di oggi ha un significato molto chiaro: voltare pagina. La Catalogna è tornata stasera. Mi presenterò per l’investitura. Voglio ringraziare lo spirito civico dei catalani”, ha detto mentre prometteva un cambio di rotta in Catalogna.
POCA AFFLUENZA
L’astensione è stata al massimo storico, in parte a causa della pandemia: ha votato il 53,5 per cento dei catalani, il 25 per cento in meno delle elezioni del 2017. La Catalogna non vedeva un’astensione così alta alle elezioni regionali dal 1992. Il crollo è stato guidato da Tarragona (-24 punti) seguito da Barcellona (-22,6), la più popolata e quella che concentra la maggior parte del voto costituzionale. L’astensione è stata maggiore nelle aree urbane che nella Catalogna rurale. Le grandi città – Barcellona, L’Hospitalet, Terrassa, Badalona o Sabadell – hanno registrato cali di partecipazione compresi tra 22 e 23 punti, che hanno portato a prevedere un risultato peggiore per i partiti contrari all’indipendenza.