La variante inglese è responsabile del 54% delle infezioni in Italia. Cosa dice il rapporto dell’ISS
Ecco cosa emerge dalla seconda indagine lampo dell’ISS sulla diffusione della variante inglese in Italia, Regione per Regione.
La variante inglese del virus SARS-CoV-2 è in corsa per sostituire il ceppo più diffuso in Italia negli ultimi mesi. Lo certificano i risulta della seconda indagine lampo condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo il quale al 18 febbraio scorso la prevalenza della variante inglese (B.1.1.7) era del 54,0%, con valori oscillanti tra le singole regioni tra lo 0% e il 93,3%.
Il confronto che possiamo fare è con la precedente indagine lampo condotta dall’ISS relativamente ai primi giorni di febbraio (il 5 e il 6 del mese, per la precisione): la fotografia scattata in quei due giorni aveva rivelato una prevalenza della variante inglese in Italia del 17,8%.
In due settimane, dai primi giorni del mese al 18 febbraio, giorno di riferimento per questa seconda indagine, la variante B.1.1.7 ha fatto un balzo del 36%. E questa è soltanto la media italiana.
Le regioni più colpite dalla variante inglese
Su un totale di 1.058 campioni analizzati dalle Regioni e Provincie Autonome sono emersi 658 casi di infezioni riconducibili alla variante B.1.1.7 del virus SARS-CoV-2, con la seguente percentuale di prevalenza in ciascuna Regione o Provincia Autonoma italiana:
- Abruzzo: 50,8%
- Basilicata: 20,0%
- Calabria: 9,1%
- Campania: 59,3%
- Emilia-Romagna: 57,6%
- Friuli Venezia Giulia: 29,6%
- Lazio: 34%
- Liguria: 72,7%
- Lombardia: 64,3%
- Marche: 57,9%
- Molise: 93,3%
- PA Bolzano: 57,1%
- PA Trento: 14,3%
- Piemonte: 48,2%
- Puglia: 47,5%
- Sardegna: 75%
- Sicilia: 55,2%
- Toscana: 53,8%
- Umbria: 51,1%
- Veneto: 56,5%
Ad eccezione della Valle D’Aosta – in cui è stato analizzando un solo campione positivo prelevato il 16 febbraio scorso – in tutte le Regioni la variante inglese è ampiamente diffusa. Le Regioni più colpite sono Molise, dove la quasi totalità dei casi è legata alla variante B.1.1.7, Liguria, Campania ed Emilia-Romagna.
Le regioni più colpite dalla variante brasiliana
Molto meno diffusa, ma comunque presente in diverse Regioni, è la variante brasiliana del virus (P1), responsabile però del 36% dei contagi in Umbria.
- Emilia-Romagna: 2,3%
- Lazio: 13,2%
- Marche: 7,9%
- Toscana: 23,8%
- Umbria: 36,2%
Le regioni più colpite dalla variante sudafricana
La variante sudafricana del virus (B.1.351) è presente in tre Regioni e Province autonome italiane:
- Lombardia: 1,4%
- PA Bolzano: 2,9%
- Sicilia: 1,7%
La fotografia scattata dall’ISS per la giornata del 18 febbraio ci dà una panoramica più precisa sulla diffusione delle varianti del virus e ci indica dove tali varianti sono più presenti. Di fronte a questi dati l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di rafforzare o innalzare le misure di mitigazione in tutto il Paese nel contenere e ridurre la diffusione del virus SARS-CoV-2 mantenendo o riportando rapidamente i valori di Rt a valori < 1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi.