Covid e variante inglese: perché il blocco dei voli non ha alcun senso
Tantissimi italiani sono bloccati negli aeroporti inglesi per paura della “variante inglese del Covid”, ma è una decisione senza senso.
Poche idee e molto confuse: è quelle che il governo italiano (e non solo quello italiano) ha quando si parla di virus e relative varianti. Un panico da principianti che ha come unica conseguenza quella di creare un profondissimo disagio a migliaia di persone.
Il modo in cui si sta affrontando la questione della variante inglese del Covid è assolutamente dilettantesco. C’è una variante che, secondo quanto dice il Premier britannico Boris Johnson, è più contagiosa del 70%? Questa variante è stata isolata in Inghilterra? Ok, blocchiamo tutti i collegamenti con l’Inghilterra.
È un’azione dettata o dalla paura di sentirsi criticare come è stato fatto nei confronti dei voli dalla Cina a inizio pandemia o da una totale incapacità di capire bene la questione. Ricordiamo prima di tutto che l’Italia fu tra le prime a bloccare i voli dalla Cina, ma questo non evitò al nostro Paese di beccarsi il virus prima degli altri e peggio degli altri, risolvendo solo con un lockdown di due mesi (prima di incasinare di nuovo tutto).
E poi sottolineiamo anche che nei mesi sono state isolate centinaia e centinaia di varianti del virus e se una variante viene isolata dagli scienziati inglesi non vuol dire mica che è nata lì o che è preponderate solo lì. Tant’è che ne sono stati trovati dei casi anche in Sudafrica e anche in Italia nel momento in cui sono stati cercati, ma spesso, se non vengono trovati, è solo perché non vengono cercati, visto che bisogna fare degli esami ad hoc per stabilire il ceppo.
Questa cosiddetta variante inglese molto probabilmente è in circolo da mesi, solo che siccome gli inglesi sequenziano 56 genomi ogni mille casi di Covid, mentre in Italia ne sequenziano 0,4 ogni mille, succede che gli inglesi se ne accorgono prima e alla fine si ritrovano penalizzati per questo, isolati dal resto del mondo.
Nel Regno Unito si sequenziano molti più virus del resto d’Europa
Per capire, basta guardare questo grafico che evidenzia quanti virus vengono sequenziati in ciascuna nazione ogni 1000 casi di Covid: in testa troviamo l’Australia con 469 virus ogni 1000 casi; poi Nuova Zelanda con 346, Danimarca con 93,1; Islanda con 91,3; Gambia con 66,8; Taiwan con 60,3; Regno Unito con 55,9. Per il resto in Europa ne vengono sequenziati molti meno, anche la Francia o la Germania sono messe male, rispettivamente con 0,925 e 0,473. Appare dunque normale che sia stata proprio l’Inghilterra a individuare una variante con delle caratteristiche degne di nota, in questo caso una maggiore contagiosità.
È assolutamente lecito pensare, a maggior ragione perché si tratta di una variante molto contagiosa, che in realtà sia già diffusa, non esiste solo in Inghilterra, quindi criminalizzare chi si trova lì non ha alcun senso. Ci si ritrova un’altra volta a gridare all’untore come se la prima ondata di coronavirus non ci avesse insegnato nulla.
La conseguenza è quella di migliaia di italiani bloccati ingiustamente nel Regno Unito. Tra di loro, come si legge nel gruppo Facebook “Azione collettiva italiani bloccati in Gran Bretagna”, ci sono mamme con bambini, persone che accompagnano parenti disabili, lavoratori che hanno perso il lavoro e sono praticamente per strada se non riescono a tornare in patria. Molti di loro non hanno più un posto dove stare perché stanno tornando in Italia per restarci, non per fare le vacanze.
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Meglio spendere altri soldi per voli di rimpatrio che effettuare i dovuti controlli?
Adesso quindi come si sbloccherà la situazione? A quanto pare, notizia delle ultimissime ore, il governo italiano organizzerà dei voli di rimpatrio. Potrebbero volerci molte ore o addirittura giorni e il disagio degli italiani che erano già prontissimi a partire aumenterà. Si spenderanno quindi molti altri soldi, si darà la colpa alle persone che si trovavano nel Regno Unito e si sceglierà come sempre la strada più dispendiosa e più complicata. Intanto l’UE preme affinché si sblocchino i trasporti di merci (ci sono file di chilometri di camion bloccati) e i voli essenziali.
La verità è che il modo di far rientrare le persone a casa in sicurezza c’era e si chiamano controlli. Controlli veri, effettuati in partenza e all’arrivo, come del resto è stato fatto di recente per i voli provenienti dalla ben più lontana America. Tra gli italiani bloccati ce ne sono alcuni che dicono di essere in possesso di tanto di certificato che ne attesta la negatività a tampone effettuato entro 48 ore dalla partenza, ma non serve a nulla, se ne fregano e non li fanno partire lo stesso, perché tutti i voli sono stati bloccati.
Dall’altra parte, invece, proprio perché i controlli non ci sono, è successo che non solo sono stati trovati dei casi tra persone tornate di recente in Italia, come la coppia sbarcata a Roma perché lui era appena tornato dal Regno Unito, ma la sua compagna si era scoperta positiva per prima e, secondo quanto emerso dal genoma sequenziato all’ospedale militare del Celio, per entrambi la variante è quella cosiddetta inglese, ma sono atterrate anche persone che hanno viaggiato con i sintomi addosso, come è successo a Bari.
Nel capoluogo pugliese, infatti, è atterrata una ragazza di 25 anni che è stata bloccata dagli operatori dell’Ufficio sanitario marittimo e aereo di frontiera perché quando è passata al termoscanner è emerso che aveva la febbre. La ragazza, che si è dimostrata poi molto nervosa e con tanta fretta di andarsene, ha “confessato” di avere avuto dei sintomi para-influenzali già in Inghilterra e di aver fatto il tampone, ma senza aspettarne l’esito.
È dunque partita con il dubbio di essere affetta da coroanvirus e ora per noi, che sia la variante inglese o no, cambia poco, perché il problema è che questa è una persona che ha viaggiato con il virus addosso, una cosa che non è ammessa, visto che negli aeroporti ci sono o almeno ci dovrebbero essere i controlli per evitare che persone ammalate possano partire. Quando è arrivato poi l’esito del tampone della ragazza è emerso che era effettivamente positiva e ora è stato mandato all’Istituto Zooprofilattico di Foggia per verificare che si tratti della variante inglese o di un’altra. Nel frattempo tutti i passeggeri di quel volo Ryanair atterrato giovedì scorso sono stati convocati per essere sottoposti a tampone.