Da zona bianca a zona rossa: cos’è successo in Sardegna?
Secondo la fondazione Gimbe in una sola settimana i casi sono aumentati del 55%. Solinas: “Alcuni atteggiamenti non sono stati propriamente responsabili”
Da lunedì la Sardegna passerà in zona rossa. Uno scenario che solo qualche settimana fa sembrava impensabile, visto che il territorio sardo era l’unico ad aver conquistato la zona bianca. Era l’1 marzo, quando in Sardegna la gente poteva cenare al ristorante fino alle 23, soffermarsi al bar fino alle 21 e fare una passeggiata in centro fino alle 23.30. In tre settimane da bianca è passata alle limitazioni della zona rossa. Neppure la condizione di insularità che sembrava aver contribuito a preservarla, ha potuto frenare la circolazione delle varianti.
LE CAUSE
L’indice Rt è balzato dallo 0,69 a 1,54, il più alto d’Italia. Il bollettino delle ultime 24 ore parla chiaro: 380 nuovi casi su 7.955 tamponi effettuati, con 50 persone ricoverate nei reparti di terapia intensiva. Secondo la fondazione Gimbe in una sola settimana, la scorsa, i casi sono aumentati del 55%. Con il passare dei giorni 16 comuni su 377 sono entrati in lockdown. In sole tre settimane le città sarde hanno cambiato volto, passando da avere piazze gremite a quasi deserte. Secondo gli esperti tra le principali cause che hanno portato all’aumento dei contagi i comportamenti scorretti tenuti dai singoli cittadini. Hanno inteso la zona bianca come un “liberi tutti”, affollando bar e ristoranti giorno e notte, organizzando matrimoni e battesimi con decine e decine di invitati, infilandosi in locali angusti e al chiuso senza mascherine e senza alcun distanziamento.
A confermare questa tesi il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas: “Paghiamo una diffusione virale che ha camminato sulle gambe delle persone, non dobbiamo nasconderci dietro un dito, alcuni atteggiamenti non sono stati propriamente responsabili“. Per il governatore sardo però si tratta di “dati riferiti a due settimane, mentre quelli dell’ultima settimana ci dicono che il contenimento è già in atto, si stanno riducendo i numeri”. Solinas ha lanciato anche un appello ai più giovani: “Ai cittadini, ai ragazzi, alle persone che devono spostarsi per lavoro: manteniamo le cautele, rispettiamo le norme sul distanziamento, sull’igienizzazione, usiamo le mascherine: dipende da noi poter tornare quanto prima a riaprire tutti gli esercizi“.
LE MISURE
Da lunedì tutti – o quasi – costretti a casa: spostamenti consentiti solo per lavoro, salute o necessità. Chiusi tutti i negozi al dettaglio, tranne i rivenditori di generi alimentari, le farmacie, le parafarmacie, i tabaccai, le edicole. Sono aperti anche lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, negozi di abbigliamento per bambini e di giocattoli, profumerie, pompe funebri, distributori automatici. Stop anche a parrucchieri ed estetisti, mentre è consentita la vendita con asporto di cibi e bevande. Confermato, infine, il coprifuoco dalle 22. Quanto alle scuole, le lezioni in presenza sono consentite dalla scuola dell’infanzia e sino alla prima media. Da lunedì i ragazzi di seconda e terza media e tutti quelli delle superiori potranno seguire le lezioni solo a distanza.