Dpcm, Conte: “Non manderemo la polizia a casa. Sacrifici per evitare il lockdown”

Il premier: “Per preservare il tessuto produttivo e tutelare la salute dobbiamo rispettare le regole”

13 Ottobre 2020 18:26

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a prendere in contropiede le critiche al nuovo Dpcm contenente le ultime misure anti Covid che saranno in vigore per 30 giorni. Tra le regioni più critiche Lombardia, Veneto e Liguria. “Dobbiamo evitare di far ripiombare il paese in un lockdown generalizzato” avverte il premier.

Per questo, prosegue Conte “ho firmato il nuovo dpcm che introduce misure restrittive che ci consentiranno di affrontare la nuova fase della pandemia. La curva epidemiologica sta risalendo in tutta Europa, alcuni paesi versano in condizioni molto critiche” Spagna, Francia e Gran Bretagna soprattutto.

“L’Italia è in una situazione migliore – aggiunge il premier – ma non possiamo abbassare il livello di attenzione e concentrazione. Le nuove misure comporteranno sacrifici ulteriori, ma con questi potremo affrontare la nuova fase”. Secondo Conte: “Gli indici economici sono molto positivi, dobbiamo continuare a correre. Per preservare il tessuto produttivo e tutelare la salute, nostro obiettivo primario, dobbiamo predisporci a rispettare queste regole”.

Ecco perché: “Dobbiamo assumere comportamenti corretti anche nelle abitazioni private, indossando le mascherine se ci si avvicina a persone fragili o se si ricevono ospiti. Vi invitiamo a limitare il numero degli ospiti, non superiori a 6. Assolutamente vi invitiamo a non svolgere feste e party nelle abitazioni private, sono situazioni di pericolo che possono farci sfuggire la situazione di mano” avverte il premier che di fronte alle critiche dell’opposizione sullo stato di polizia precisa: “Ovviamente non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni private, ma tutti dobbiamo predisporci ad assumere comportamenti prudenti per gestire questa fase”.

Le critiche al Dpcm

Per il governatore della Lombardia Attilio Fontana il nuovo Dpcm è confusionario e di difficile applicazione oltre a non tenere in considerazione richieste e suggerimenti delle regioni: “Nel leggere, finalmente, il Dpcm, prendo atto con rammarico che non vengono affrontati temi fondamentali come la didattica a distanza per le classi superiori e l’affollamento dei mezzi pubblici, laddove l’inizio delle scuole e la mobilità pubblica si sono rivelati due degli aspetti che più hanno influenzato l’aumento della curva epidemiologica” scrive Fontana in una nota.

Scuola e trasporti i nodi più critici: “Verifico che poco o nulla è stato recepito dal confronto tra i governatori dal quale erano emerse numerose osservazioni e richieste di miglioramento. Il provvedimento adottato dal Governo, nella versione finale, risulta essere confuso, contraddittorio e in molte sue parti inattuabile. Quindi il giudizio, nel suo complesso, non può che essere negativo” conclude il governatore.

Dalla Lombardia al Veneto, per Luca Zaia “sono necessari altri provvedimenti. Le Regioni hanno presentato un documento correttivo, ma assolutamente collaborativo per modificare in parte quanto previsto da questo Dpcm, che quindi non considero chiuso ma solo una metà del guado”, dice il presidente del Veneto che poi precisa: “Tutta la collaborazione possibile: non ci sono divergenze tra Roma e le Regioni ma la differenza è che noi ci troviamo impazienti sull’uscio di casa e Roma no. Però, se ci mettiamo assieme istituzioni regionali e governo riusciamo a fare un grande lavoro”.

Punta il dito contro le nuove disposizioni su matrimoni e celebrazioni il presidente della regione Liguria Giovanni Toti. Il limite di trenta persone previsto per matrimoni e ricevimenti secondo il governatore “è un’inibizione fuori dalle regole che ci siamo dati oggi se non si tiene conto dell’ampiezza e delle caratteristiche del locale. Non c’è proporzionalità: esistono locali da mille persone e locali molto più piccoli”.

Sulla deroga alle feste “conseguenti a celebrazioni civili o religiose“ Toti non transige definendola “una profonda iniquità, ciascuno festeggia quello che vuole. Credo che la motivazione per cui una persona invita altri a festeggiare sia una cosa che non deve riguardare lo stato. L’importante è che il locale scelto sia adeguato” secondo il governatore che sembra ricondurre tutto solo a una questione di (giusti) spazi.

Parere condizionato dalla Conferenza delle regioni

Infine per il presidente dell’Emilia Romagna, e presidente della Conferenza delle regioni Stefano Bonaccini, del Dpcm sono da migliorare le misure che impattano su economia e vita sociale, il parere della Conferenza delle regioni al testo è perciò condizionato.

Bene le “misure adottate in queste ore dal Governo sul versante sanità” spiega Bonaccini che si riferisce al “restringimento dei previsti periodi di quarantena e la previsione del tampone unico negativo per certificare la fine del periodo di contagiosità”. Ma: ”Rispetto al Dpcm la Conferenza delle Regioni ha espresso un parere condizionato ad alcune osservazioni già inviate al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia”.

“Si tratta – spiega meglio Bonaccini – di proposte che sottolineano la necessità di: prevedere adeguate forme di ristoro per i settori e le attività economiche che saranno interessati dalle limitazioni introdotte dal decreto; chiarire e circostanziare al meglio gli ambiti del concetto di festa su cui si soffermano alcune disposizioni del provvedimento; verificare le misure previste in relazione agli aspetti concernenti il trasporto pubblico locale, approfondendo lo scenario di contesto”. Migliorie e nuove richieste: per le regioni la partita non è affatto chiusa.

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