Germania, tutti vogliono AstraZeneca. Ma che succede nella Ue?
Abolita la priorità per età e categorie, e sempre più giovani chiedono il vaccino anglo-svedese. Perché? E come procede la sua distribuzione?
La caduta dell’ultima limitazione ha scatenato una “corsa” ad AstraZeneca, in Germania. Questi i fatti: a inizio del mese, su decisione del governo federale e dei Laender, nel Paese è stata abolita la regola della priorità per fasce di età e categorie nella somministrazione dei vaccini. Le conseguenze di questa scelta sono in parte sorprendenti: non solo è cresciuto esponenzialmente il numero di persone che si sono presentate per ricevere il vaccino, e questo si poteva prevedere. Ma sono aumentate a dismisura le richieste specifiche per AstraZeneca: imprevedibile, se si pensa allo scetticismo che da mesi ruota attorno al vaccino anglo-svedese, e se pensiamo che, a marzo, la Germania era stata tra le prime in Europa a sospenderne la somministrazione per verificarne i legami con alcuni rari casi di trombosi.
Come riporta il Rheinische Post, quotidiano di Dusseldorf, l’associazione dei farmacisti tedesca lancia però un allarme: “AstraZeneca ora è talmente richiesto che rischiano di non bastare più le quantità ordinate“, ha detto il presidente dell’associazione Thomas Preis. Secondo il settimanale der Spiegel, poi, l’attuale “successo” di AstraZeneca è dato dal poter accorciare i tempi del richiamo a quattro settimane, invece che a dodici, e questo avrebbe reso il vaccino più popolare tra i giovani, impazienti di essere immunizzati per l’inizio dell’estate e delle riaperture. Non sono pochi i casi di studi medici presi letteralmente d’assalto con la richiesta specifica di ricevere AstraZeneca.
Cosa succede con AstraZeneca
AstraZeneca, ricorderete, non è stata al centro del dibattito pubblico solo per i presunti legami con casi di trombosi, poi catalogati dall’Ema come rari effetti collaterali del vaccino (“ma i benefici superano i rischi”). I problemi con la casa farmaceutica – che produce con Oxford – sono iniziati prima, con i ritardi quasi a partire dal primo giorno nelle consegne delle dosi. Con il mancato rispetto degli accordi contrattuali con l’Unione europea. Con i rallentamenti nella produzione stessa dei vaccini e con le accuse di favorire altri acquirenti rispetto alla Ue.
Tra l’azienda e l’Europa, quindi, è finita in tribunale. Lo scorso 23 aprile la Commissione europea ha avviato un’azione legale contro la casa farmaceutica per la violazione “dell’accordo di acquisto anticipato” dei vaccini contro il Covid. A dichiararlo è stato il portavoce per la Salute dell’esecutivo Ue, Stefan de Keersmaecker, che ha sottolineato come la causa sia stata iniziata per il mancato rispetto dei termini contrattuali, e per la mancata predisposizione, da parte dell’azienda, di una “strategia affidabile per assicurare la consegna puntuale delle dosi”. A dare l’ok tutti i 27 membri del blocco.
Sarebbero circa 200 le milioni di dosi in meno che l’azienda consegnerà all’Europa entro giugno. Secondo il contratto, nel primo semestre del 2021 AstraZeneca avrebbe dovuto recapitare 300 milioni di dosi, sui 400 totali stabiliti; invece, nei primi tre mesi l’azienda ne ha consegnate solamente 30 milioni, con altre 70 da far arrivare entro giugno.
In questo contesto, l’Unione europea ha anche comunicato che il contratto con AstraZeneca non sarà rinnovato dopo la sua scadenza a ottobre. Come poi ha fatto sapere un portavoce della Commissione, nel contratto firmato l’anno scorso non c’erano clausole di rinnovo, quindi è sempre possibile che l’Ue stipuli nuovi contratti anche con la stessa azienda anglo-svedese. I precedenti, e la causa in corso, non lasciano però spazio a particolare ottimismo.
In Italia, entro fine settembre, dovrebbero arrivare le ultime 24 milioni di dosi di AstraZeneca. Al momento, nel nostro Paese ne sono state consegnate poco più di 6,6 milioni, contro le quasi 20 di Pfizer-Biontech.