Gerusalemme, violenti scontri: cosa sta succedendo?
Una rivendicazione del 1800 sta causando tensioni e scontri tra palestinesi e israeliani ad Est di Gerusalemme: i dettagli
Continuano le proteste in Israele: nelle ultime ore si sono verificati violenti scontri tra poliziotti e manifestanti palestinesi sulla spianata delle Moschee, a Gerusalemme. Stando a quanto riferiscono i media locali, decine di dimostranti, dopo le preghiere per l’ultimo venerdì di Ramadan, hanno cominciate a protestare per gli sfratti di famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah, sito nella parte est della città. Si segnalano diversi feriti e la polizia ha anche disposto la chiusura della Porta di Damasco.
Gerusalemme: i terreni contesi tra israeliani e palestinesi
Le proteste vanno avanti da alcuni giorni, ma si sono intensificate oggi proprio per la concentrazione di diverse migliaia di fedeli presso la Moschea di al-Aqsa. Le guardie di sicurezza israeliana hanno fatto ricorso ai gas lacrimogeni e ai cannoni ad onde acustiche per disperdere i manifestanti. Perché le proteste sono infuocate proprio in questi giorni? Nonostante il sito sia abitato per lo più da Palestinesi, è considerato sacro dagli ebrei. Un’organizzazione ebraica, infatti, avrebbe acquistato quei terreni nel XIX secolo e ora ne rivendica la proprietà. Se i giudici non accoglieranno il ricorso contro l’esproprio, quattro famiglie palestinesi sarebbero evacuate.
Nessun accordo tra coloni e occupanti
Giovedì, le stesse famiglie hanno annunciato alla Corte Suprema israeliana di non aver raggiunto alcun accordo con i coloni israeliani che rivendicano quei terreni. La conferma è arrivata anche dall’avvocato di queste famiglie, Sami Irsheid, che ha anche aggiunto che le stesse erano in attesa di sentenza del tribunale in merito. Contestualmente, i palestinesi a rischio sfratto hanno presentato una nuova richiesta di appello per poter produrre maggiore documentazione che certificherebbe la loro proprietà di terre e abitazioni. Domenica, la Corte Suprema stessa aveva dato tempo fino a giovedì alle famiglei palestinesi per raggiungere un accordo con i coloni.
Il principio di accordo proposto dal tribunale non è però ritenuto congruo dagli abitanti di Sheikh Jarrah, che dovrebbero sostanzialmente pagare gli israeliani per poter affittare le loro stesse case fino alla morte degli attuali proprietari. Dopo di ché le proprietà sarebbero assegnate ai coloni e non agli eredi palestinesi. Insomma, un muro contro muro che richiederebbe più tempo per un’intesa. Inutile anche l’appello fatto ormai quasi due mesi fa, ovvero il 19 marzo, dal Governatorato di Gerusalemme dell’Autorità Palestinese, che ha invitato la comunità internazionale ad impedire lo sfratto, assumendosi le proprie responsabilità.
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