Hong Kong: l’editore e attivista Jimmy Lai è stato condannato a un anno di carcere

Jimmy Lai è accusato, assieme ad altri attivisti, di aver organizzato delle marce di protesta non autorizzate.

16 Aprile 2021 14:25

L’editore e attivista democratico Jimmy Lai è stato condannato a un anno di carcere alle autorità di Hong Kong, per aver organizzato e partecipato ad una manifestazione nel 2019, all’inizio delle proteste di massa di quell’anno. Già da dicembre Lai si trova in carcere, accusato di aver violato la legge imposta da Pechino riguardo la sicurezza nazionale.

Le proteste

Nel 2019 Hong Kong ha visto manifestazioni quasi a ciclo continuo, per protestare nei confronti dell’ingerenza del governo di Pechino – considerata eccessiva – verso la regione autonoma.
Le marce di protesta sono iniziate il 15 marzo 2019, in occasione della proposta di un disegno di legge sull’estradizione dei latitanti verso una serie di paesi nei confronti dei quali la regione non possiede alcun accordo di estradizione, in primis la Cina continentale – e in particolare per la preoccupazione che una legge simile possa costringere i residenti di Hong Kong ad essere sottoposti alla giurisdizione dei tribunali controllati dal Partito Comunista Cinese.

Le manifestazioni di protesta sono proseguite senza particolari conseguenze fino al 12 giugno, quando ci sono stati i primi scontri contro la polizia e violenza via via crescente. A nulla è valso l’annuncio della sospensione del disegno di legge: nel corso del tempo, infatti, le proteste si sono allargate ad aperte richieste di autonomia verso il governo cinese.

La particolarità delle proteste di Hong Kong sta nel fatto che non sono state organizzate da un singolo gruppo (come, ad esempio, nel caso delle proteste avvenute nel 2014), ma sono state per la maggior parte autonome e, al massimo, sviluppatesi via via sotto la guida di singoli leader, che coordinavano il tutto tramite app di messaggistica e social network.

Il coinvolgimento di Jimmy Lai

Uno di questi è stato proprio Jimmy Lai, sotto accusa per la marcia del 18 agosto 2019. Con oltre 1 milione e 700mila partecipanti, è stata una delle manifestazioni più grandi, ed è stata pacifica. Assieme a Lai, sono sotto accusa anche altri cinque attivisti, alcuni dei quali facenti parte del Civil Human Rights Front.
Questi ultimi avevano richiesto e ottenuto il permesso delle autorità per organizzare un raduno, e non, appunto, una marcia.

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