La Campania taglia gli stipendi ai medici del 118. E scatta l’idea delle “dimissioni di massa”
La Campania rischia le dimissioni di massa dei medici del 118. Ecco cosa sta succedendo e quali potranno essere le conseguenze.
Eroi, ma in molti casi soltanto a parole. Dall’inizio della pandemia ad oggi il personale sanitario, dai medici agli infermieri impegnati in prima linea nella lotta al COVID-19, è stato elogiato per il coraggio dimostrato: turni massacranti, altissimo rischio di contrarre l’infezione e spesso poche tutele.
La Regione Campania, però, sembra aver deciso di decapitare il 118 all’avvio della terza ondata della pandemia. O meglio, questa potrebbe essere la conseguenza della discussa decisione di togliere ai medici del 118 l’incentivo economico di 5,16 euro all’ora riconosciuto loro a partire dal 1999. Non solo togliere quello che a tutti gli effetti era un indennizzo per lavoro usurante, ma anche chiedere indietro quell’incentivo dato nel corso degli ultimi anni.
Indennizzo riconosciuto dal 1999, quando fu costituito il 118 in Campania
Era il 1999 quando la Regione Campania, durante la costituzione del servizio di 118, strinse un accordo coi medici già in servizio nella continuità assistenziale, l’ex guardia medica, offrendo loro un incentivo economico di 5,16 euro l’ora (10mila lire) per transitare alla nuova funzione di emergenza sanitaria territoriale. Il lavoro avrebbe comportato maggiori disagi, stress aggiuntivo e maggiori rischi legati a quel ritrovarsi sul campo 24 ore al giorno.
Le Regione Campania mise tutto nero su bianco con la delibera regionale n. 6872 del 3 novembre del 1999 e moltissimi medici dell’ex guardia medica accettarono quell’incarico e nel corso degli ultimi 20 anni hanno percepito quell’indennità di 5,16 euro l’ora “come remunerazione aggiuntiva al trattamento economico previsto per il medico di guardia medica dal contratto allora vigente“. Quella previsione, però, non fu indicata in modo chiaro nei successivi accordi nazionali di lavoro e integrativi regionali e quella svista è finita nel mirino della Corte Dei Conti.
Secondo la Corte dei Conti, chiamata alle dovute verifiche su segnalazione degli organi di polizia giudiziaria, quell’indennità sarebbe stata indebitamente riconosciuta e percepita dal personale medico convenzionato del 118 impiegato presso i Saut, le postazioni di emergenza della rete territoriale, negli ultimi 15 anni, a partire dal primo accordo nazionale di lavoro in cui quella specifica non era stata riportate.
I medici del 118 dovranno restituire fino a 90mila euro
Le conseguenze della decisione della Corte dei Conti sono devastanti per i medici del 118 che per gli ultimi 15 anni hanno percepito quell’indennità: le ASL della Campania – lo hanno già fatto Napoli 2 e Napoli 3, così come Avellino e Salerno – stanno procedendo in autotutela ai tagli in busta paga e al recupero delle cifre versate negli ultimi 15 anni.
Questo significa che le centinaia di medici del 118 coinvolti da quel passaggio nel 1999 dovranno restituire alle ASL della Campania tra i 50mila e i 90mila euro a testa. Non solo. Sono anche già scattati i tagli un busta paga: chi fa il massimo delle ore previste, in definitiva, si sta ritrovando da qualche settimana con fino a 850 euro al mese in meno in busta paga.
Il sindacato medici italiani della Campania ha provato ad appellarsi al governatore Vincenzo De Luca, chiedendo un intervento rapido per evitare la fuga in massa dei medici del 118 verso altre Regioni d’Italia:
La Regione Campania se oggi non si cura più dei medici del 118, se non si cura più del servizio salvavita che ci rendono, si prenda la responsabilità politica, davanti ai medici stessi e a noi cittadini, di cancellare la retribuzione riconosciuta presupposto dell’istituzione stessa del 118, con una delibera che si esprima precisamente sul punto.
Bruno Zuccarelli, Vice Segretario Nazionale Anaao-Assomed, è arrivato a parlare di dichiarazione di guerra:
Le Asl hanno cominciato ad applicare le trattenute in busta paga. Questa è una dichiarazione di guerra bella e buona: si rischia così di smantellare il servizio del 118. Demedicalizzare le ambulanze porterà inevitabilmente a riversare, senza filtri a monte, tutte le prestazioni sui Pronto soccorso degli ospedali. Non dimentichiamo che i medici del 118 risolvono spesso tante emergenze senza la necessità di rivolgersi alle strutture ospedaliere.
Il manager ed imprenditore Riccardo Maria Monti ha allargato il discorso anche ad altre Regioni. Questa situazione, infatti, non si starebbe verificando soltanto in Campania:
Le Aziende Sanitarie, in diverse regioni, stanno bloccando la corresponsione della remunerazione aggiuntiva che, da decenni, i medici della continuità assistenziale percepiscono. A determinare il taglio è stato un pronunciamento della Corte dei Conti basato sul un accordo del 2005 che ha escluso ‘alcune’ remunerazioni orarie da dare ai medici. In Campania, ed è per me follia, circa 500 medici devono restituire somme importanti, dai 50 mila euro ai 90 mila euro, per molti professionisti scatterà il blocco del quinto dello stipendio. Non entro nel merito della questione ‘legale’ e ‘sindacale’ ma è follia.
Il governatore Vincenzo De Luca, ad oggi, non ha ancora dato segnali di un intervento diretto, ma le conseguenze iniziano già a vedersi. E con una terza ondata arrivo si preannunciano disastrose. Dalla pagina Nessuno tocchi Ippocrate arriva la conferma che “TUTTI i medici del 118 della Napoli 1 stanno prendendo l’amara decisione delle “dimissioni di massa”.