La Svizzera apre lo sci anche agli italiani. OMS: “Ginevra è il focolaio d’Europa”
Impianti sciistici aperti in Svizzera anche per tutti i cittadini italiani, ma l’OMS ne parla come dell’epicentro dell’epidemia in Europa.
La Svizzera è ben lontana dal potersi considerare fuori pericolo – nelle ultime 24 ore sono stati registrati 4.132 nuovi casi di COVID – e l’accorato appello legato alle terapie intensive al collasso risale ad una manciata di giorni fa, ma in queste ore il Paese ha deciso di seguire l’esempio dell’Austria e non soltanto di tenere aperti gli impianti sciistici di tutti i cantoni, ma anche di permettere a tutti i cittadini italiani amanti dello sci di entrare in Svizzera senza particolari limitazioni o controlli.
Dal 23 novembre scorso, infatti, tutte le Regioni italiane sono state rimosse dall’elenco dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP): chi entrerà in Svizzera dall’Italia, indipendentemente dalla Regione di provenienza – sì, anche dalle aree che per il governo e le autorità italiane sono considerare rosse, anche se da quelle zone di fatto non ci si potrà muovere – non sarà sottoposto alla quarantena obbligatoria, come invece accadrà per i cittadini in arrivo da parte dell’Austria e dal Lussemburgo.
La decisione di tenere aperti gli impianti sciistici è stata confermata ieri dal consigliere federale Alain Berset nel corso di una conferenza stampa a Berna:
La stagione invernale è già cominciata in taluni comprensori sciistici svizzeri. Si tratta di una grossa sfida. E c’è bisogno non solo di buoni piani di protezione. ma anche di una loro stringente attuazione. Non ci sono segnali che la pandemia sta crescendo, né che le stazioni sciistiche sono luogo di focolai, quindi continuiamo.
Test e controlli per gli italiani che andranno in Svizzera?
Il governo italiano ha deciso che al momento gli impianti sciistici in Italia resteranno chiusi e anche per questo motivo, in caso di un allentamento troppo rapido delle misure restrittive, il rischio che migliaia di italiani si rechino in Svizzera pur di non rinunciare alle vacanze natalizie con gli sci sulla neve è più che concreto.
Conte ha annunciato nei giorni scorsi che è allo studio un piano per effettuare controlli precisi a chi esce dall’Italia e soprattutto a chi vi fa rientro, senza escludere la possibilità di imporre a questi ultimi un periodo di quarantena subito dopo che si è varcato il confine italiano nel tentativo di non ripetere i pericolosi errori del periodo estivo. Al momento, però, nulla è stato davvero concretizzato e l’appello affinché sia l’Unione Europea ad imporre la chiusura degli impianti sciistici in tutti i Paesi membri è rimasto per ora solo quello, un appello.
Sci in Svizzera, l’OMS: “Ginevra è l’epicentro europeo della pandemia”
Tutt’altro che d’accordo con la decisione della Svizzera, che vista la chiusura confermata degli impianti sciistici almeno in Italia e in Germania rischia di essere il motivo della ripartenza dell’epidemia in Europa, è l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella persona del direttore vicario Ranieri Guerra, che oggi non ha esitato a definire il cantone di Ginevra come “l’epicentro europeo dell’epidemia di COVID-19“:
Ha circa 3 volte la casistica italiana in questo momento, con una saturazione già raggiunta di tutte le terapie intensive della città e del Cantone.
Un rischio calcolato, quello della Svizzera, che potrebbe portare a conseguenze pesanti anche nel resto dell’Europa. Guerra non ha mancato di sottolineare queste recenti contraddizioni:
Siamo in presenza di una situazione abbastanza bizzarra in cui la Svizzera e tutto il governo confederale non ha preso grandi decisioni di contenimento, affidandosi ai singoli Cantoni che stanno procedendo in maniera direi estremamente disomogenea, segnalando anche all’Italia quanto potrebbe accadere se le Regioni non avessero una partecipazione diretta in Cabina di regia, quindi non fossero completamente inserite nel meccanismo decisionale che cerca di arrivare a quel minimo di coerenza e di coesione nazionale che è indispensabile in questo caso per fermare la salita della curva.
Sembra di ritrovarci di fronte a quello che abbiamo vissuto solo pochi mesi fa con la gestione delle discoteche in Sardegna. Il rischio era evidente, le perdite economiche ingenti e si è deciso di dare la priorità all’economia sulla salute, con le conseguenze che abbiamo scontato con duri mesi.
Ieri la Svizzera ha confermato 4.312 nuovi casi di COVID-19 emersi a fronte di 27.266 tamponi analizzati, con un rapporto del 15,8%, superiore all’Italia di almeno tre punti percentuale.