Moratti e la questione dei vaccini da distribuire in base al PIL
Risale a ieri la proposta, fatta al commissario straordinario per l’emergenza Arcuri, di assegnare le dosi di vaccino alle Regioni “anche in base al PIL”.
Da poco assessora al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti in questi giorni sta già facendo parlare molto di sé.
Risale a ieri la proposta, fatta al commissario straordinario per l’emergenza Arcuri, di assegnare le dosi di vaccino alle Regioni “anche in base al PIL”.
È necessario fare un passo indietro. Il PIL non è l’unico fattore segnalato per decidere quante dosi di vaccino assegnare, ma vi rientrano anche il tasso di mobilità, la densità abitativa e la diffusione del virus.
Dunque è vero: a differenza di quanto titolato da varie testate, Moratti non avrebbe parlato esplicitamente di “regioni più ricche”, bensì di una serie di criteri che, secondo lei, permetterebbero anche “la messa in sicurezza delle attività produttive” del Paese.
Naturale, però, che sia stato proprio il riferimento al PIL a suscitare tutta una serie di reazioni negative, in primis dal ministro della Salute Speranza, che in un tweet ha replicato:
“Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più”.
Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non ha tardato a dirsi allibito.
Vale poi la pena di ricordare che pochi giorni fa il governatore Attilio Fontana ha giudicato “una punizione ingiusta” la re-istituzione della zona rossa in Lombardia, annunciando un ricorso al Tar e caldeggiato dalla stessa Moratti che a sua volta ne ha richiesta la sospensione per 48 ore, “per consentire una più approfondita verifica dei dati”. A questo punto, qualora ci fossero dei dubbi, sembra essere abbastanza chiara la linea politica seguita dall’assessora.
E non si può negare che, da qualche mese a questa parte, stiamo assistendo ad una serie di scivoloni notevoli e francamente evitabili, soprattutto in un momento così delicato. Non dimentichiamoci la triste uscita del governatore Giovanni Toti sugli anziani “non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”.
Insomma, giustissimo non decontestualizzare l’intera proposta estrapolandone solo una parte.
Tuttavia la sostanza non cambia, e parlare di PIL inserendolo tra i fattori da tenere in considerazione per distribuire il vaccino significa che le Regioni meno ricche e meno “produttive” ne riceveranno di meno. È un dato di fatto.