AstraZeneca consegnerà all’UE (e all’Italia) meno del 50% delle dosi previste entro giugno 2021
La campagna di vaccinazione contro il COVID-19 in Italia rischia di arenarsi: AstraZeneca consegnerà meno della metà delle dosi previste.
Le promesse e le rassicurazioni delle ultime settimane sono già state infrante. L’azienda farmaceutica AstraZeneca ha comunicato all’Unione Europea che non sarà in grado di consegnare le dosi di vaccino contro il COVID-19 previste dagli accordi in essere.
Una riduzione sostanziale, secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, che si protrarrà per tutto il secondo trimestre del 2021: a fronte di 180 milioni di dosi di vaccino promesse all’UE, AstraZeneca sarà in grado di consegnarne meno della metà. L’agenzia di stampa dà conto di un incontro privato tra i rappresentanti di AstraZeneca e ufficiali dell’UE nel corso del quale l’azienda anglo-svedese avrebbe conferma la possibilità di consegnare meno di 90 milioni di dosi all’Unione Europea.
Nè AstraZeneca né rappresentanti dell’UE hanno commentato pubblicamente quanto riferito oggi da Reuters, ma un portavoce dell’azienda farmaceutica ha rilasciato una breve dichiarazione all’AGI che sembra confermare il ritardo:
Stiamo continuamente rivedendo il nostro programma di consegna e informando la Commissione Europea su base settimanale. Stiamo lavorando duramente, speriamo di avvicinare le nostre consegne con quelle dell’accordo di acquisto anticipato.
Cosa significa per l’Italia il nuovo ritardo annunciato da AstraZeneca
L’Italia ha puntato quasi tutto su AstraZeneca per questi primi mesi della campagna di vaccinazione contro il COVID-19. Il piano vaccini aggiornato al 12 febbraio scorso mette nero su bianco una previsione di 5 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca entro marzo 2021 e altre 10 milioni in arrivo entro il secondo trimestre dell’anno, per un totale di più di 15 milioni di dosi che, se quanto anticipato da Reuters venisse confermato da AstraZeneca, potrebbe ridursi della metà.
Proprio oggi il Ministero della Salute aveva dato il via libera all’utilizzo del vaccino di AstraZeneca, dopo il parere positivo dell’AIFA, sui soggetti fino a 65 anni, alzando quindi di dieci anni il limite fissato in precedenza sulla base delle nuove evidenze scientifiche sui dati di immunogenicità in soggetti di età superiore ai 55 anni e le stime di efficacia del vaccino superiori a quelle precedentemente riportate.
Di fronte a questo via libera, il commento di Lugi Genesio Icardi, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, era stato di massima soddisfazione:
Con il via libera del Ministero all’utilizzo del vaccino Astra Zeneca sui soggetti fino a 65 anni, la campagna vaccinale contro il Covid19 riceve un’accelerazione importante. È il provvedimento che le Regioni avevano invocato all’unanimità al ministro Speranza attraverso la Commissione Salute per allineare l’Italia alle modalità della vaccinazione adottate negli altri Paesi europei. Ora si può finalmente guardare con più fiducia al futuro.
Ora, però, questo sguardo di fiducia verso il futuro viene frenato. Con la metà delle dosi del vaccino di AstraZeneca in Italia la campagna di vaccinazione rischia di nuovo di arenarsi e gli obiettivi fissati anche a livello europeo – il 70% degli adulti vaccinati entro l’estate – sembrano una chimera.