Patrick Zaki dovrà restare altri 45 giorni in carcere in Egitto
Lo studente egiziano dell’Università di Bologna Patrick Zaki, secondo il tribunale del Cairo deve restare in carcere un altro mese e mezzo.
Il tribunale del Cairo ha deciso che Patrick Zaki deve restare in carcere in Egitto per almeno altri 45 giorni. Immediata è arrivata la reazione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, che in un tweet ha scritto:
Altri 45 giorni di detenzione preventiva per Patrick Zaki. Non ci sono parole per definire questo accanimento del potere giudiziario egiziano. Non ci sono parole per definire l’assenza di un’azione forte da parte del governo italiano.
Noury ha aggiunto:
Questi nove mesi e mezzo trascorsi – aggiunge Noury – che diventeranno ormai 11 con questo rinnovo di detenzione preventiva, chiamano in causa l’inerzia dell’Italia, l’assenza di un’azione forte. Mi chiedo cos’altro ci voglia dopo il rinnovo della detenzione di Patrick e tre arresti di fila dei dirigenti della sua organizzazione per i diritti umani (Eipr, ndr) per un’azione diplomatica molto forte nei confronti dell’Egitto.
E ha spiegato che in udienza è stato fatto notare che l’Egitto dovrebbe essere orgoglioso del fatto che un suo studente fosse impegnato all’estero (cioè a Bologna) in un master molto prestigioso, ma, ha detto Noury, “evidentemente all’Egitto questo non importa, le eccellenze le lascia in carcere”.
La notizia del rinnovo della custodia cautelare in carcere per Zaki è stata comunicata all’Ansa con un messaggio scarno dalla sua avvocatessa, Hoda Nasrallah.
Il caso di Patrick Zaki viene spesso associato a quello di Giulio Regeni, ma, per fortuna, in questo caso si può ancora intervenire e Patrick può ancora essere salvato.
Perché è in carcere Patrick Zaki?
In molti ormai hanno addirittura dimenticato perché, dal 7 febbraio 2020, Patrick Zaki è in carcere in Egitto. Intanto ricordiamo che si tratta di uno studente che sta conseguendo un Master Erasmus Mundus a Bologna specializzandosi in diritti delle donne e studi di genere, inoltre conduce ricerche sempre su questioni di genere e diritti umani per l’EIPR, organizzazione per i diritti umani che ha sede al Cairo.
Lo scorso gennaio Patrick era tornato in Egitto per qualche giorno di vacanza con la sua famiglia, ma al suo arrivo all’aeroporto internazionale del Cairo è stato arrestato, interrogato per molte ore e, molto probabilmente, torturato. Le accuse contro di lui sono di “diffusione di notizie false” e “incitazione alla protesta”.
L’8 febbraio, dunque il giorno dopo l’arresto, è stata ordinata una detenzione di 15 giorni in attesa di svolgere le indagini su di lui, poi la redenzione è stata prorogata prima ogni 15 giorni, poi per 45 giorni, proprio come è successo di nuovo adesso, per cui Patrick finirà l’anno in carcere in Egitto.