Perché in Italia non ci sarà un nuovo lockdown totale
Entro la fine della prossima settimana il CTS si attende un aumento importante dei contagi, ma l’Italia non andrà mai più in lockdown
Il ministro la Salute, Roberto Speranza, ha parlato in queste ore di nuova “recrudescenza del virus” in Italia come in Europa. L’indicatore Rt continua a salire e presto alcune regioni tornate da giallo ad arancione, diventeranno rosse, Lombardia in primis. Sembra sia il film già visto dopo le riaperture estive, solo che stavolta gli italiani pagheranno i bagordi delle feste natalizie. È sostanzialmente la terza ondata del Covid-19, la cui portata si comprenderà meglio solo alla fine del mese, ma comunque sia, non c’è la volontà nell’esecutivo di assecondare la spinta di Walter Ricciardi, consulente di Speranza.
In una recente intervista, Ricciardi ha sottolineato come le misure intermedie servano solo a rincorrere il virus e che l’unico modo di abbassare in maniera sostanziale la curva dei contagi si quella di fare un lockdown totale e per circa 60 giorni. Insomma, la misura adottata dall’Italia nella prima ondata di coronavirus e che alcuni Paesi sono stati costretti a disporre nuovamente. A spiegare perché non ci sarà più in Italia un nuovo lockdown totale, ma si andrà avanti con le misure intermedie costituite dalle varie zone gialle arancioni e rosse è Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, intervistato oggi da Il Messaggero.
Miozzo: “Perché non possiamo più fare altri lockdown”
Confermando che la maggiore recrudescenza del virus per le aperture natalizie è attesa per la fine della prossima settimana, Miozzo esclude un nuovo lockdown in Italia con le seguenti argomentazioni: “Purtroppo, però, qui c’è la considerazione drammatica alla quale ormai siamo arrivati dopo un anno di restrizioni larghe, strette, di provvedimenti rigorosi e meno rigorosi. E cioè che, dopo un anno così, è chiaro che il Paese sia in grande sofferenza. In alcune categorie sono alla disperazione: spettacolo, turismo, ristorazione, sport. Quindi, pur rendendoci conto che ovviamente la soluzione migliore sarebbe quella che abbiamo preso a marzo-aprile, ovvero il lockdown totale e nazionale, non possiamo più farlo. Ecco perché sono state immaginate decisioni dure, severe, restrittive, attraverso nuovi parametri che tentano di aiutarci ad abbassare l’incidenza, però cercando di convivere con la pandemia e soprattutto – sottolinea – facendo in modo che alcuni settori della vita economica e sociale del Paese possano riprendere”.
I (pochi) ristori sono finiti
Insomma, la spiegazione è al contempo sociale e soprattutto economica: il Paese è in ginocchio e da questa crisi impiegherà probabilmente qualche decennio. Quello che Ricciardi probabilmente non comprende o fa finta di non comprendere, è che anche solo auspicare pubblicamente nuovi lockdown infierisce pesantemente sulla psiche di una popolazione già provata dal dover stare chiusi in casa, ma soprattutto di famiglie che hanno perso il lavoro o sono state costrette a chiudere le proprie attività ricevendo dallo Stato le briciole dei ristori.
Mentre ai lavoratori stagionali nostrani toccano le 600 euro, ad esempio, in Germania un parente che lavora presso una nota catena della ristorazione a Monaco di Baviera sta percependo causa lockdown lo stipendio intero, al quale fa fronte lo Stato tedesco per il 60% e il ristoratore per il 40%. Inoltre, in altri Paesi europei sono stati disposti ristori sia per chi è stato direttamente colpito dalle chiusure, sia per chi è stato colpito indirettamente. È ovvio, ad esempio, che se il commercio viene fermato, si hanno inevitabilmente ricadute su altri settori, come ad esempio quello pubblicitario, tipografico, sui media. Valutazione che il governo italiano non sembra aver minimamente fatto. Insomma, considerato che lo stesso Miozzo aggiunge che per l’immunità di gregge dovremo attendere fine estate-inizio autunno, dovremo convivere con il Covid almeno per qualche anno ancora. E di sicuro non lo si potrà fare continuando a chiudere e riaprire.