Proteste da Nord a Sud contro il nuovo DPCM. A Napoli chiedono il “reddito di salute”

A Napoli, Roma, Milano, Torino, Trieste, Cremona, Catania, Treviso, Viareggio, Genova proteste contro le misure anti-Covid.

26 Ottobre 2020 22:13

Mentre il governo è a lavoro sul Decreto legge “Ristori” che dovrebbe portare “soldi veri” nelle tasche delle categorie penalizzate dalle nuove misure anti-Covid, la gente scende per strada a protestare. Come abbiamo visto nei giorni scorsi tutto è cominciato da Napoli, quando, dopo un discorso del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, si è palesato il rischio di un lockdown locale, rischio poi scongiurato dopo che il governatore ha ritenuto incompatibile un lockdown in Campania con le misure previste dal nuovo DPCM nel frattempo sopraggiunto.

E proprio contro il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 ottobre oggi si sono scatenate le proteste da Nord a Sud. Non solo a Napoli e Roma, dove le manifestazioni c’erano state già nei giorni scorsi, ma anche a Milano, Torino (dove pare che ci sia anche un ferito), Trieste, Cremona, Catania, Treviso, Viareggio e Genova.

Dalle proteste “creative” a quelle violente

A Milano le proteste sono andate in scena in zona Buenos Aires, proprio vicino al famoso corso in cui si trovano negozi e locali. A Napoli, invece, le manifestazioni si sono svolte in una Piazza del Plebiscito presidiata dalle forze dell’ordine. Il sindaco Luigi De Magistris, che è contrario alle misure adottate da governo e Regione, aveva detto stamane che sarebbe sceso in piazza al fianco dei commercianti, per ascoltare e condividere le loro ragioni, ma poi ha cambiato idea per evitare ulteriori disordini. I manifestanti si sono spostati poi davanti alla Regione e hanno urlato “Dimettiti!” all’indirizzo del governatore Vincenzo De Luca, che, lo ricordiamo, è stato rieletto a settembre. In Piazza, tra gli slogan che campeggiavano, anche la scritta “Reddito di salute per tutti, la crisi la paghino i ricchi”. Invece in via Santa Lucia, vicino a un ristorante, è stata esposta una bara e lì vicino i manichini di due camerieri impiccati.

A Torino le proteste sono andate in scena in Piazza Castello, dopo un’altra manifestazione dei tassisti, e alcune voci non confermate hanno parlato di un ferimento, forse di un giornalista, inoltre dieci persone sono state fermate per aver saccheggiato dei negozi (qui un video del saccheggio in via Roma). A Cremona, invece, i ristoratori hanno protestato battendo le pentole davanti ala Preferttura e le hanno lasciate lì creando una sorta di “cimitero di stoviglie”. A Catania c’è stato un lancio di bombe carta davanti alla Prefettura, a Treviso un corteo di un migliaio di persone e a Viareggio c’è stato lancio di fumogeni e petardi. A Pesaro c’è stata un’irruzione in un ristorante e in 90 si sono seduti a tavola!

A Trieste piccoli imprenditori, esercenti e commercianti hanno protestato e hanno incontrato le autorità, ma anche qui c’è stato un lancio di fumogeni contro la Prefettura. Il governatore Massimiliano Fedriga, leghista e dunque contrario alle misure adottate dal governo Conte, in una nota congiunta con il sindaco Roberto Dipiazza ha parlato di una manifestazione pacifica di persone che hanno espresso il loro dissenso in modo civile e composto, rovinata però da pochi facinorosi che hanno “tentato di avvelenare il clima alimentando inutili tensioni”.

Viminale: massima fermezza contro i violenti

Il Ministero dell’Interno in una nota ha sottolineato come nelle proteste di questi giorni in piazza siano scesi molti provocatori e che chi si è scontrato con le forze di polizia “non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi di questi mesi, ma con ambienti che avevano il preciso scopo di provocare disordini: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata”.

Il Viminale ha anche evidenziato come queste proteste possano essere strumentalizzate e diventare l’occasione per provocatori e infiltrati di mettersi in mostra, perciò le situazioni più a rischio vanno disinnescate celermente. Il Ministero e il Dipartimento della Pubblica sicurezza restano costantemente in contatto con i prefetti e con i rappresentanti locali delle forze di polizia per rimodulare la strategia e intercettare al più presto ogni situazione a rischio prima che esploda e diventi un veicolo per i più violenti contro i quali sarà applicata la massima fermezza.

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