Regione Lombardia, errore nei dati: torna in zona arancione. Confesercenti stima 600 milioni di perdita
I sindaci pensano alla class action in favore dei cittadini e degli esercenti.
La relazione tecnica diffusa venerdì dall’Istituto Superiore di Sanità, parla chiaro: a causa di un errore di calcolo dell’Rt, la regione Lombardia non avrebbe dovuto passare l’ultima settimana in zona rossa.
L’Rt, l’indicatore che ogni regione riferisce al’ISS perché questo valuti – sulla base dei 21 criteri – quale colore attribuire a ciascuna di esse era sbagliato.
Secondo quanto trapela, i tecnici di Fontana avevano indicato una data di ‘inizio sintomi’ di migliaia di casi sintomatici sbagliata, ed era stato commesso anche un errore nell’indicare lo “stato clinico” dei contagiati.
Secondo la relazione, gli errori sono stati di tre tipi.
Il primo riguarda il numero di casi in cui è indicata una data inizio dei sintomi, gli unici considerati nel calcolo dell’Rt sympt, che è diminuito, passando da 419,362 a 414,48;
Il secondo afferisce invece al numero di casi con una data inizio sintomi e in cui sia segnalato uno stato sintomatico di qualunque gravità, che è invece passato da 185,292 a 167, 638;
In ultimo, il numero di casi con una data inizio sintomi e in cui sia dichiarato uno stato asintomatico o, diversamente, vi sia stata notifica di guarigione o decesso senza indicazione di stato sintomatico, che è invece aumentato da 234,070 a 246,849.
“Complessivamente – si legge – questi cambiamenti riducono in modo significativo il numero di casi che hanno i criteri per essere confermati come sintomatici e pertanto inclusi nel calcolo dell’Rt basato sulla data inizio sintomi dei soli casi sintomatici calcolata al 30 dicembre”.
LA RISPOSTA DALLA REGIONE
Di fronte all’evidenza, il Pirellone nega ogni responsabilità. Nella nota diramata in difesa del proprio operato si legge:
“Un’ottima notizia. Viene confermato quello che da tempo sosteniamo, ovvero che i dati della Lombardia erano tali da collocare la nostra regione in zona arancione. E, in tal senso, la sola presentazione del ricorso al Tar del Lazio contro decisioni inique tutte romane ha contribuito a raggiungere il risultato auspicato”. (Attilio Fontana commentando la decisione giunta da Roma di riposizionare la Lombardia in zona arancione).
“Nessuna richiesta di rettifica, ma un necessario aggiornamento di un ‘campo del tracciato’, tracciato che quotidianamente viene inviato all’Istituto Superiore di Sanità. […] Azione, condivisa con l’istituto Superiore di Sanità resasi necessaria a fronte di un’anomalia dell’algoritmo utilizzato dall’ISS per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, segnalata dagli uffici dell’assessorato al Welfare della Regione e condivisa con Roma”.
CONFESERCENTI STIMA UNA PERDITA DI 600 MILIONI
Al di là delle polemiche portate avanti da personalità politiche nazionali in merito alla questione, in questo momento Fontana e il neo assessore a welfare e sanità, Letizia Moratti, si trovano a fare i conti con sindaci e commercianti.
All’agenzia Adnkronos, Gianni Rebecchi di Confesercenti Lombardia ha ammesso di essere interdetto dalla questione.
“Noi siamo veramente senza parole. Per tutta la regione, anche in considerazione del periodo di saldi, stimiamo circa 600 milioni di volume d’affari perso dai negozi. E adesso, dopo undici mesi di sacrifici, arriviamo a scoprire che ci sono stati errori di calcolo. Non vogliamo entrare nella diatriba tra Regione e ministero, ma è necessario chiarire di chi sia la responsabilità. Questo danno chi lo paga?”.
Stando alla situazione, da più parti non si escludono le vie legali.
“Stiamo aspettando tutta la documentazione per fare chiarezza – continua Rebecchi -, ma questo è un caso dove ci sono tutti i presupposti per far partire una class action contro i soggetti che hanno provocato un danno di questo tipo”.
LE REAZIONI DEI SINDACI
Tra le opportunità caldeggiate in queste ore c’è anche il ricorso alla causa civile.
A favore della class action ci sono anche i sindaci di Bergamo e Varese, Giorgio Gori e Davide Galimberti.
Gori, già più volte in disaccordo con la giunta regionale, scrive: “Lombardia per errore in zona rossa. Il motivo? Migliaia di guariti sono stati conteggiati come ancora positivi. Non solo nell’ultima settimana: la sovrastima va avanti dal 12 ottobre, con le limitazioni conseguenti. Qualcuno avrà il buon gusto di scusarsi coi cittadini lombardi?
Più drastico invece Galimberti, che definisce la notizia “un colpo durissimo, perché denotano principalmente una confusione che dopo un anno di pandemia non è più accettabile. Una prima azione concreta possa essere una class action per tutelare e risarcire aziende, commercianti, famiglie e studenti che hanno subito ulteriori danni da questa confusione tra zona rossa che invece doveva essere arancione”. Una iniziativa “contro i responsabili di questo errore che come Comune di Varese sosterremo in prima linea dopo averne parlato con tutte le associazioni di categoria e dei consumatori”.