Riforma del Mes: capigruppo di maggioranza trovano accordo sulla risoluzione

Dopo le ipotesi di rottura, M5s, Iv e Pd hanno trovato spazio per un’intesa sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, domani al voto in aula

8 Dicembre 2020 18:27

Il travagliato incontro dei capigruppo di maggioranza sulla riforma del Mes si sarebbe concluso con un accordo sulla risoluzione da votare domani in aula. Così secondo Adnkronos.

Dopo le ipotesi di rottura da parte di Italia Viva quindi si sarebbe trovato spazio per un’intesa sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, riforma che il Movimento 5 Stelle considera in larga parte peggiorativa.

L’incontro avrebbe visto protagonisti di un acceso confronto Partito democratico e M5S, secondo fonti di Italia Viva, favorevole come i dem alla riforma del Mes. Tuttavia alla fine si sarebbe raggiunto un accordo “soddisfacente per tutti i gruppi” dicono fonti di governo.

I capigruppo del partito di Renzi, anche se è stata raggiunta l’intesa di massima sul testo da mandare al voto, sarebbero però pronti a firmare la risoluzione di maggioranza solo dopo aver ascoltato le comunicazioni in parlamento del premier Giuseppe Conte previste appunto per domani.

Occhi puntanti dunque su quello che dirà il presidente del Consiglio in aula. Nella bozza di intesa si legge che la maggioranza impegna il governo a “finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’eurosummit sulla riforma del trattato del Mes”.

Mentre il parlamento, sempre secondo la bozza, impegna il governo “a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. A sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis”

Cioè l’European deposit insurance scheme, il fondo di garanzia europeo che assicura tutti i depositi bancari secondo la Direttiva 49 del 2014, esclusi i depositi strutturati, quelli temporanei e gli strumenti monetari a breve.

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