Spostamenti verso seconde case fuori regione: un pasticcio che il governo doveva evitare
Alla base della confusione la diversità di vedute tra ministero della Salute da una parte, premier e Interno dall’altra
Sarà stata la crisi a distrarre Conte e i suoi ministeri, sta di fatto che il governo si è reso protagonista di un altro pasticcio ai tempi della pandemia. Stiamo parlando della questione relativa agli spostamenti verso seconde case, in merito al quale l’esecutivo non ha ancora fatto chiarezza, lasciando sostanzialmente campo libero ad interpretazioni giornalistiche che hanno fin qui guidato le convinzioni degli italiani. Un Dpcm poco chiaro, senza le Faq che di solito lo seguono, hanno sostanzialmente dato per scontato il fatto che gli spostamenti verso le seconde case fuori regione fossero consentiti e così han fatto sostanzialmente tutti in questi primi cinque giorni dall’entrata in vigore delle nuove misure.
Spostamenti verso seconde case: il Dpcm “vago”
Tutto nasce appunto dalla diversità tra il penultimo e l’ultimo Dpcm. In quello firmato dal premier Conte il 3 dicembre, si legge espressamente che “è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma”. Insomma, fino al 15 gennaio gli spostamenti verso le seconde case ubicate fuori regione è stato espressamente vietato. Nel nuovo Dpcm, invece, nonostante via sia il divieto di spostamento anche tra regioni “gialle”, si legge che “è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione”. Nessun riferimento specifico, insomma, in merito alle seconde case. Probabilmente il chiarimento è stato rinviato alle Faq, che però sul sito del governo tardano ad arrivare (al momento vi sono ancora quelle riferite al precedente decreto).
La posizione ufficiosa del Viminale
Da questa incertezza sono nate interpretazioni giornalistiche più o meno supportate da fonti governative. Il Corriere della Sera, ad esempio, ha ipotizzato che gli spostamenti fossero consentiti, poiché citando una fonte di governo, il quotidiano ha sottolineato che “per abitazione si intende dunque anche una seconda dimora, anche in affitto, che si trovi in una regione in fascia gialla, arancione o rossa”. Un’ipotesi questa supportata anche dalle parole del sottosegretario all’Interno, Achille Variati, che a Radio 24 del Sole 24 Ore ha dichiarato: “Si può sempre, eccetto nelle ore di coprifuoco, tornare nella propria residenza o abitazione, una seconda casa è un’abitazione e non è esplicitato nel nuovo DPCM il divieto di andare nella seconda casa purché si tratti di una propria proprietà o ci sia comunque un contratto di affitto, ergo è possibile spostarsi”.
Riassumendo, non essendoci alcun divieto espresso e consentendo il nuovo Dpcm il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, la seconda casa è di fatto un’abitazione di proprietà e quindi rappresenta eccezione al divieto di spostamento, andandosi ad affiancare ai motivi di comprovata necessità, lavoro e salute. Insomma, è vietato spostarsi anche tra regioni gialle, ma chi risiede in Lombardia (zona rossa) può rientrare in Calabria (zona arancione) se vi ha qui una seconda casa. Chi ha provato a contattare il numero 1500, ovvero il centralino del ministero della Salute a disposizione dei cittadini durante la pandemia, sull’argomento si è visto dare le risposte più disparate, a conferma del fatto che tutti brancolino nel buio.
Un limbo in cui si può fare quel che ci pare
Un pasticcio in piena regola, insomma, che ancora non ha trovato una posizione ufficiale da parte del governo, ripetiamo, magari troppo preso dalla crisi politica, ma non per questo giustificato in un atteggiamento lassista nei confronti di comportamenti che potrebbero far salire il numero di contagi.
Secondo il quotidiano La Repubblica, dietro questo Dpcm ambiguo e il ritardo delle Faq ci sarebbe in sostanza una posizione discordante tra ministero della Salute da una parte, premier e Interno dall’altro. Speranza e il suo superconsigliere Ricciardi, infatti, sono contro gli spostamenti verso le seconde case, mentre Conte e Lamorgese sono più permissivi. Risultato: un limbo che consente agli italiani di spostarsi verso le seconde case senza timore di poter essere sanzionati.