«Le ultime notizie che ci arrivano dalle aziende produttrici dei vaccini anti-Covid sono preoccupanti». Inizia così il post di Giuseppe Conte pubblicato su Facebook nel pomeriggio di sabato 23 gennaio. Una riflessione sulla vicenda che da giorni sta allarmando l’Italia e l’Europa: il ritardo della consegna delle dosi dei vaccini di Pfizer-BioNTech e di quelli di AstraZeneca, per cui si attende autorizzazione dall’Agenzia Europea del Farmaco il 29 gennaio. Se pervenisse, le prime dosi di AstraZeneca dovrebbero essere consegnate entro il 15 febbraio, seguite da due ulteriori tranche il 28 febbraio e il 15 marzo. Una conferma arrivata al termine della riunione con le Regioni convocata dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.
Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli ha dichiaro in conferenza stampa che alla fine del mese di gennaio l’Italia dovrebbe avere a disposizione circa 2,5milioni di dosi di vaccino, «che servono a garantire sia le prime immunizzazioni sia i richiami, secondo lo schema di identificazione delle priorità stabilito. In Italia sono state somministrate 1.331.045 milioni di dosi (dato aggiornato al 23 gennaio 2021), circa il 71% del totale consegnato. Il numero globale delle distribuzioni ammonta a 1.853.475 dosi di vaccino, di cui 1.806.675 di Cominraty e 46.800 del vaccino Moderna.
La comunicazione del ritardo nella distribuzione delle dosi del vaccino acquistate dalla Commissione Europea ha determinato in Italia dure reazioni. La maggior parte delle regioni ha sospeso le vaccinazioni programmate con lo scopo di avere a disposizione uno stock di dosi da potere utilizzare per i richiami, somministrando quindi la seconda dose del vaccino al fine di ottenere la percentuale di efficacia e protezione contro il Coronavirus garantita dagli studi clinici.
AstraZeneca ha comunicato che a causa di un problema di produzione il numero di dosi da consegnare sarà inferiore a quanto in origine previsto. Venerdì 22 gennaio la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakidesha manifestato ieri la posizione europea sulla vicenda:
«L’Unione Europea e gli Stati Membri esprimono una profonda insoddisfazione in merito alla vicenda. Abbiamo insistito affinché si realizzasse un preciso piano di consegna sulla base del quale gli Stati hanno programmato i propri piani di vaccinazione […] La Commissione continuerà e insistere con AstraZeneca per aumentare la prevedibilità e stabilito delle consegne, accelerando la distribuzione delle dosi».
During today’s Steering Committee with Member States on the #EUVaccinesStrategy, @AstraZeneca representatives announced delays in the delivery of vaccines compared to the forecast for the first quarter of this year. /1
The @EU_Commission will continue to insist with @AstraZeneca on measures to increase predictability and stability of deliveries, and acceleration of the distribution of doses/3.
L’Unione Europea attendeva 100milioni di dosi di vaccino AstraZeneca per la fine del primo quadrimestre del 2021. il 22 gennaio il Financial Timesanticipava che la riduzione avrebbe potuto essere del 50% di quanto preventivato. Una percentuale ripresa anche oggi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte:
«Ma ancora più preoccupanti sono le notizie di ieri diffuse da AstraZeneca, il cui vaccino è in attesa di essere presto distribuito anche nell’Unione Europea. Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni».
Ne avevamo parlato già qualche giorno fa in questo articolo.
La scorsa settimana Pfizer aveva comunicato che la consegna dei vaccini avrebbe subito dei ritardi. Ne avevamo parlato qui. Sul sito di InviItalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del Ministero dell’Economia, è stata pubblicata il 17 gennaio una tabella che fotografa la rimodulazione del piano vaccinale.
«L’azienda – si legge in un comunicato stampa del 19 gennaio 2021 – ci ha comunicato che anche nel corso della prossima settimana (cioè a partire dal 25 gennaio, ndr) non solo non verranno consegnate in Italia le dosi che sono state unilateralmente e senza preavviso non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne». La riduzione dovrebbe essere pari al 20%.
La riduzione delle dosi di vaccino parrebbe essere determinata da due ragioni: da un lato per
la riduzione delle consegne per apportare migliorie allo stabilimento produttivo di Puurs, in Belgio; dall’altro a causa della possibilità di estrarre da ciascuna fiala sei dosi e non solo cinque come in origine previsto. In una dichiarazione al Financial Times, Pfizer avrebbe precisato che i contratti stipulati per la fornitura dei vaccini «sarebbero sempre stati basati sulla consegna delle dosi, non delle fiale». L’utilizzo di sei dosi autorizzato da AIFA a dicembre avrebbe quindi condotto i Paesi UE ad avere a disposizione il 20% in più delle dosi in origine previste.
Azioni legali e polemiche
Il commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 Domenico Arcuri aveva affermato che l’Italia avrebbe intrapreso azioni legali contro Pfizer a causa della riduzione delle dosi. Negli scorsi giorni il governo italiano ha deciso di attivare l’Avvocatura Generale dello Stato per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali assunti dalla casa farmaceutica americana. Una strada che, secondo quanto affermato da Conte, sarà perseguita anche contro AstraZeneca.
Nel frattempo alcuni centri vaccinali regionali avrebbero dichiarato che il problema principale non sarebbe rappresentato dalle dosi mancanti, ma dall’assenza di siringhe di precisione necessarie per estrarre la sesta dose. Una ricostruzione dei fatti smentita invece dal commissario Arcuri, secondo cui «in questa settimana si è provveduto a distribuire un numero inferiore di siringhe per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino».
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