Vaccini: in Italia arriveranno a singhiozzo, si parte con Pfizer e poi?
Lo stato dell’arte sull’arrivo dei vaccini in Italia: a che punto è la sperimentazione di quelli acquistati dal governo
Gli italiani attendono i vaccini come l’unica vera arma con la quali si potrà combattere il Covid-19. Le chiusure sono state fin qui un continuo saliscendi, ma si sente spesso dire che con il vaccino le cose cambieranno. Ma qual è lo stato dell’arte in Italia? Quale vaccino arriverà e soprattutto in quali quantità? Proviamo a fare il punto della situazione grazie anche ad un post molto interessante del professor Enrico Bucci, della Temple University.
Il punto di partenza è rappresentato dalle quantità di vaccini acquistate dal governo italiano, sulla base di quanto annunciato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, lo scorso 2 dicembre. L’Italia ha prenotato le seguenti quantità di vaccini contro il coronavirus:
– 26,92 milioni da Pfizer-BioNTech;
– 10,8 milioni da Moderna;
– 30,3 milioni da CureVac.
– 40,38 milioni di dosi da AstraZeneca;
– 53,84 milioni da Johnson&Johnson;
– 40,38 milioni da Sanofi;
Vaccini: Pfizer-Moderna le certezze
Al momento, i vaccini di cui abbiamo maggiormente informazioni sono quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna. Vi abbiamo parlato proprio ieri dei dati della sperimentazione del primo, che hanno confermato l’efficacia al 95%. Il vaccino di Pfizer, inoltre, dispone già dell’approvazione da parte delle autorità della Gran Bretagna e del Canada, mentre è in arrivo anche quella della FDA statunitense. Allo stato attuale delle cose, dunque, all’inizio del nuovo anno dovremmo avere a disposizione solo le dosi di questo vaccino e a ruota quello di Moderna, che però sono anche quelli che richiedono la migliore organizzazione logistica. Servono infatti locali per lo stoccaggio a -80° (Pfizer) e -20°(Moderna); inoltre, una volta scongelati, queste dosi vanno somministrate rapidamente poiché non hanno lunga durata.
La scommessa CureVac
Molto simile ai vaccini di Pfizer e Moderna è quello di CureVac, un prodotto innovativo a base di RNA che secondo l’azienda ha una stabilità a temperature più alte rispetto agli altri due, ragion per cui se sarà efficace nella fase 3, rappresenterà una risposta importante. Al momento, però, la sua efficacia è sconosciuta, ragion per cui occorrerà attendere per un bel po’.
Le incognite, tra errori e dosi limitate
Per gli altri vaccini, invece, occorrerà attendere di più perché sono stati accumulati dei ritardi e perché comunque le dosi acquistate (considerato che il vaccino va somministrato due volte) non sono al momento sufficienti. Il vaccino di Astra Zeneca, ad esempio è incappato in problemi di produzione ed errori di dosaggio nella fase 3 della sperimentazione, il che ha reso variabile il periodo tra prima dose e richiamo. Inoltre, per via di problemi tecnici, bisognerà ripetere la sperimentazione poiché l’efficacia maggiore, quella del 90%, si è registrata con un dosaggio errato. Insomma, bisogna lavorarci.
Il vaccino di Johnson&Johnson è nella fase 3 della sperimentazione negli USA, ma per ora non si sa nulla sull’efficacia. Quello di Sanofi, invece, nella fase 3 ha restituito risultati scadenti, ad esempio risultando non protettivo per gli over 49, si suppone per dosaggi bassi. Per sapere se questo vaccino sia efficace, bisognerà attendere dunque una nuova sperimentazione di fase 3, che richiederà molti mesi.