Vaccini Pfizer e Moderna: cambiano i tempi per il richiamo
Dopo le anticipazioni di Franco Locatelli, arriva la circolare del Ministero della Salute: la seconda dose di Pfizer e Moderna dopo 42 giorni
Lo ha anticipato Franco Locatelli, direttore dell’Istituto superiore di sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, ma l’ufficialità arriva solo con la circolare del ministero della Salute. I tempi per la somministrazione della seconda dose di vaccini Pfizer e Moderna si dilatano da 21 a 42 giorni. In questo modo, vista anche la carenza delle dosi, cambierà tutto il piano vaccinale, poiché si potrà ampliare la platea delle persone che riceveranno la prima dose in tempi brevi. Prima di arrivare a questa indicazione, ha sottolineato lo stesso Locatelli, ci sono state “robuste evidenze scientifiche” elaborate a supporto negli ultimi mesi.
Pfizer e Moderna: richiami dopo 42 giorni
Ieri, intervenendo in conferenza stampa di fianco al premier Mario Draghi, Locatelli aveva anticipato: “Nell’ultima seduta del Cts è stato affrontato anche il problema del distanziamento della seconda dose dei vaccini a mRna. Vi è stata una chiara espressione della possibilità a prolungarli fino alla 42esima giornata rispetto alla prima dose”. La novità di oggi è che il Ministero della Salute ha subito recepito l’indicazione e il ministro Roberto Speranza firmerà in queste ore una circolare che poi dovrà essere seguita alla lettera dalle Regioni. “I richiami per il vaccino Pfizer saranno spostati da 21 a 42 giorni. Me lo ha confermato il commissario Figliuolo, è in arrivo una circolare”, ha dichiarato poco fa il governatore del Veneto, Luca Zaia.
Insomma, non ci sarà più bisogno di mettere da parte dosi per le categorie più fragili che hanno ricevuto la prima somministrazione. Tutte quelle che arriveranno potranno subito essere somministrate e questo consentirà sottoporre a prima vaccinazione più persone possibili, considerato che dopo il taglio delle dosi AstraZeneca, anche Johnson & Johnson sembra dovrebbe ritardare le proprie consegne in Europa. Ampliando a 42 giorni la finestra temporale tra la prima e la seconda dose dovrebbe favorire anche il piano delle riaperture, perché intanto una dose metterà comunque più persone possibili al riparo da conseguenze gravi per il Covid.
Il piano vaccinale “all’inglese”
La decisione è una sorta di allineamento al piano vaccinale della Gran Bretagna, che dopo aver riaperto pub e palestre, si appresta ad aprire gli stadi in via sperimentale. Il ritorno alla normalità, da quelle parti, è stato fissato per giugno e se l’Italia aumenterà le vaccinazioni giornaliere con questo nuovo piano potrebbe seguire a ruota. Del resto, anche l’Ema nei mesi scorsi aveva dato indicazioni in questo senso, ovvero quello di assicurare il prima possibile la prima dose alle categorie più deboli e poi pensare alla seconda.
Ovviamente, il tema della protezione dopo una sola dose di vaccino rimane un tema di discussione nella comunità scientifica. Ci sono comunque recenti studi, come quello delle università britannche di Oxford, Sheffield, Liverpool, Birmingham e Newcastle i cui risultati sono stati resi noti in via preliminare a marzo. Ebbene, secondo chi ha condotto lo studio, il 99% di coloro i quali hanno ricevuto la prima dose Pfizer, sono risultati al riparo da forme acute o letali di Covid. Restano da chiarire alcune questioni relative alle varianti, ma è ormai considerata prassi sicura la somministrazione più “lontana” di una seconda dose. Il caso della Gran Bretagna è l’esperimento “sul campo” con più evidenze.