Vaccino Covid, la dose unica apre ad una nuova strada?
Una sola dose è considerata sufficiente per chi ha già ha avuto il Covid ed è guarito. Il richiamo a tre mesi per AstraZeneca consente di prendere tempo
La scelta sull’eventuale passaggio al sistema della somministrazione unica non è stata ancora fatta, ma l’Italia sta iniziando a pensarci seriamente. Sono in corso le dovute valutazioni sul modello inglese, l’apertura a questa strategia è arrivata dopo che il presidente del Consiglio Mario Draghi ne ha parlato nei giorni scorsi al Consiglio Europeo. Intanto, una prima decisione a riguardo è arrivata: la dose unica sarà somministrata a chi è stato già contagiato dal Covid ed è guarito. Favorevole il parere dell’Agenzia del Farmaco.
Da Johnson & Johnson ad AstraZeneca
Il vaccino anti covid di Johnson & Johnson è stato approvato negli Stati Uniti e arriverà anche in Europa. Prodotto dalla Jansen si tratta di una singola dose da somministrare e conservabile per tre mesi a 2-8 gradi (e fino a 2 anni ad una temperatura di -20 gradi), fornisce una forte protezione contro il covid. I documenti pubblicati dalla FDA confermano un’efficacia media del 67% nel prevenire gli effetti moderati e gravi dell’infezione a 14 giorni dall’inoculazione e del 66% a 28 giorni dalla somministrazione dell’unica dose. Arriverà in Europa ad inizio aprile e inizialmente si era pensato di usarlo per i casi socialmente complicati come i senza fissi dimora, ma non è da escludere che venga somministrato a tappeto. Concentrarsi su un’unica dose e rimandare il più possibile la seconda inoculazione, offrendo una copertura minore ad un numero più alto di cittadini e tentare di abbassare così le ospedalizzazioni e i decessi legati al Covid, è un’ipotesi da non escludere.
E in questo senso ci si è già mossi. Con AstraZeneca, il vaccino riservato a insegnanti e militari, il richiamo ideale è previsto nel corso della dodicesima settimana. In pratica, però, gli appuntamenti per i richiami vengono effettuati con un po’ di ritardo. Le prime somministrazioni sono state fatte ad inizio febbraio, ma ancora in alcune regioni si è fermi. I primi richiami arriveranno tra almeno due mesi. Per il momento si procederà alla somministrazione di un’unica dose solo per le persone che il Covid lo hanno già avuto e sono guarite. Hanno gli anticorpi e una sola iniezione viene considerata sufficiente per proteggerli in modo adeguato. In Italia, secondo il bollettino di ieri, sono 2.405.199 le persone guarite dal Covid.
LO SCONTRO
Per tutti gli altri ci sono varie valutazioni in corso e i pareri contrastanti sulla questione si sprecano. Innanzitutto da un punto di vista scientifico. Una considerevole parte di medici e infermieri ha già ricevuto la seconda dose, quindi non vi sono problemi a riguardo. Ma per gli over 80 la soluzione unica dose sembra difficilmente percorribile. Le persone anziane con più di 80 anni sono quelle più fragile e colpite dal coronavirus. Giovanni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della Salute, ha dichiarato: “Se ci sono, meglio vaccinare con due dosi, tenendo però anche conto delle differenti opzioni sul tavolo“. Le perplessità restano, ma vaccinare più persone entro l’estate resta la priorità e l’Italia è in ritardo.
LA SITUAZIONE
I tre principali fornitori di vaccini sono in grande ritardo. Moderna ha consegnato 244.600 dosi su un totale di 1,3 milioni di dosi promesse all’Italia entro la fine di marzo; Pfizer ne ha consegnate 4,5 milioni su 7,3 milioni – a queste si devono aggiungere 6,6 milioni di dosi aggiuntive tra il primo e il secondo trimestre del 2021 – mentre AstraZeneca ne ha consegnate poco più di un milione su 5,3 milioni previste entro la fine del mese prossimo. La media italiana, considerate le dosi a disposizione e la necessità di riservare le dosi per i richiami, si assesta oggi al 72,4% delle dosi somministrate: 4.222.695 su un totale di 5.830.660 di dosi disponibili. Solo 1.391.019 cittadini, però, hanno già ricevuto entrambe le dosi del vaccino.