La variante brasiliana infetta anche chi ha già avuto il Covid o il vaccino?
Due studi confermerebbero che molti casi di Manaus (Brasile) sarebbero reinfezioni: anticorpi meno efficaci con la variante brasiliana
La variante brasiliana è una tra le più preoccupanti per la comunità scientifica, poiché responsabile di circa 20 mutazioni, tra cui quella che comporta l’infezione anche negli individui immunizzati per contagio o vaccinazione. La mutazione ritenuta maggiormente pericolosa assume il nome in codice di E484K, che posizionata sulla proteina Spike consente al virus di eludere gli anticorpi, sia che gli stessi siano dovuti ad una precedente infezione, si quelli ottenuti tramite vaccino.
Variante brasiliana: 3/4 di infetti a Manaus ma niente immunità di gregge
La conferma arriva da un nuovo studio condotto in Brasile sulla variante che sarebbe emersa per la prima volta a Manaus, in Amazzonia, a novembre del 2020. Proprio dalla stessa città, una delle più colpite dalla prima ondata di coronavirus, giungono i risultati di nuove indagini: la rivista Science ha pubblicato infatti lo studio “Three-quarters attack rate of SARS-CoV-2 in the Brazilian Amazon during a largely unmitigated epidemic”, coordinato da studiosi dell’Imperial College di Londra e della Facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo. Ebbene, durante la indagini è emerso che durante la prima ondata 3/4 degli abitanti di Manaus sono stati infettati dal Covid-19, eppure questo non ha garantito l’immunità di gregge. Questo perché non si erano fatti i conti con la nuova variante del virus, che oltre ad essere maggiormente trasmissibile, è in grado di aggirare gli anticorpi.
Ogni 100 casi tra 25 e 61 reinfezioni in Brasile
Gli scienziati che hanno condotto lo studio sono giunti a conclusione che su 100 cittadini contagiati nel 2020 tra 25 e 61 potrebbero essere stati reinfettati proprio dalla variante brasiliana. Una percentuale molto alta e che troverebbe conferma in un’altra ricerca, la “Levels of SARS-CoV-2 Lineage P.1 Neutralization by Antibodies Elicited after Natural Infection and Vaccination”, realizzata dal Virology Research Centre – Ribeirão Preto Medical School dell’Università di San Paolo. Dopo aver esposto le particelle virali della variante brasiliana agli anticorpi di chi si era infettato lo scorso anno, è risultato che gli stessi anticorpi avevano un’efficacia ridotta di sei volte rispetto a quella di altri ceppi. “Sembra esserci un numero crescente di prove che suggeriscono come la maggior parte dei casi associati alla seconda ondata possano essere effettivamente casi di reinfezione”, la conclusione a cui è giunto Nuno Faria, professore degli atenei di Londra e San Paolo, anche se si tratta ancora di indagini preliminari che andranno confermati da successivi studi.