Web Tax flop? Incassato un terzo del gettito atteso
Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha annunciato il gettito della web tax sui ricavi delle grandi imprese digitali italiane
La web tax del 3% sui ricavi delle grandi imprese digitali italiane ha generato un gettito di 233 milioni di euro nel 2020. L’annuncio è del ministro dell’Economia Daniele Franco. Si tratta purtroppo di un risultato nettamente inferiori alle stime, che erano pur state messe a bilancio prima della pandemia. Il gettito atteso era di 700 milioni di euro, considerato che l’imposta si applica alle società con fatturato globale annuo superiore ai 750 milioni di euro e almeno 5,5 milioni di ricavi da servizi digitali in Italia.
L’imposta sarà modificata in base all’accordo sulla riforma del fisco internazionale che il governo italiano, presidente di turno del G20, vuole chiudere entro luglio al summit programmato a Venezia. Intanto, il ministro dell’Economia ha spiegato in dettaglio che “sono stati ripartiti versamenti effettuati con modello F24, fino al 17 maggio 2021, per un importo di 98 milioni di euro da parte di 49 soggetti – 40 societa’ di capitali e nove soggetti non residenti – e sono stati rilevati dalla Ragioneria generale dello Stato bonifici effettuati direttamente in tesoreria, per un importo di 135 milioni di euro”.
La storia della web tax
Quella della web tax è una storia lunga e tortuosa e a giudicare da quanto si prospetta, non è ancora detta l’ultima parola. Approvata inizialmente con la Legge di Bilancio del 2019, è rimasta per lungo tempo in un limbo, prima delle modifiche apportate con la manovra del 2020, che con alcuni accorgimenti l’ha resa operativa senza la necessità di approvare decreti attuativi. Entrata in vigore a gennaio 2020, l’imposta sui servizi digitali prevede, come sopra, il versamento del 3% sui soggetti che “prestano servizi digitali con almeno 750 milioni di euro di fatturato e un ammontare dei ricavi derivanti da servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni di euro”. L’intento è in sostanza quello di far pagare le tasse in Italia ad Amazon, Google e Facebook.
I dubbi sulle stime del governo
Perché le stime sono state però disattese? Come sottolinea il Fatto Quotidiano, già nel 2020 Beatrice Bonini e Giampaolo Galli, rappresentanti dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica avevano avanzato dubbi sul gettito stimato di 700 milioni di euro. I primi dubbi erano destati dal fatto che la cifra era stata ottenuta sommando la quota della parte italiana stimata dalla Commissione Ue per il gettito della Digital service tax in tutta l’Unione e i ricavi derivanti dalla trasmissione dei dati raccolti dagli utenti. Questa somma, però, non tiene conto delle esclusioni, ovvero del fatto che non rientrano nella web tax le vendite fatte dai produttori tramite i propri siti aziendali. Insomma, a loro dire, una stima più credibile sarebbe stato di circa 120 milioni, al di sotto di quanto incassato. In questo senso, non sarebbe affatto un flop, ma bisognerebbe capire da dove siano arrivati i soldi in più, circa 80 milioni di euro, ovvero se realmente dai colossi del Web oppure dalle imprese italiane operanti nell’editoria e nelle telecomunicazioni.